L’assistenza sessuale alle persone disabili, senza ipocrisie

Nel pen­sa­re alle per­so­ne con disa­bi­li­tà, ciò che al comu­ne cit­ta­di­no vie­ne subi­to in men­te a riguar­do del­le pro­ble­ma­ti­che, è sicu­ra­men­te l’autonomia. La pos­si­bi­li­tà di muo­ver­si, spo­star­si e viag­gia­re libe­ra­men­te. Se ci pen­sia­mo anco­ra un po’ può veni­re in men­te le dif­fi­col­tà nei gesti quo­ti­dia­ni, come vestir­si, spo­gliar­si, lavar­si, pre­pa­rar­si da man­gia­re. Se poi ci con­cen­tria­mo ancor di più maga­ri a qual­cu­no può veni­re in men­te le dif­fi­col­tà nel­lo stu­dio, nel lavo­ro. Tut­te que­ste sono rea­li pro­ble­ma­ti­che sui si deve far qual­co­sa e di cui anch’io mi occu­po da anni. Sem­bra però che ci voglio­no men­ti illu­mi­na­te per pen­sa­re alle dif­fi­col­tà che una per­so­na con disa­bi­li­tà può ave­re in cam­po affet­ti­vo, rela­zio­na­le, ses­sua­le. A meno che non sei un geni­to­re di una per­so­na disa­bi­le. Oppu­re un ope­ra­to­re del set­to­re. O facen­te par­ti di asso­cia­zio­ni di cate­go­ria. Altri­men­ti il con­nu­bio disa­bi­li­tà, affet­ti­vi­tà, ses­sua­li­tà è dif­fi­cil­men­te pure solo imma­gi­na­to. Qua­li sono le moti­va­zio­ni per que­sto man­ca­to acco­sta­men­to tra disa­bi­li­tà e un qual­co­sa di comu­ne a ogni esse­re uma­no come l’affettività e la ses­sua­li­tà? Mol­te. Di sicu­ro la ses­sua­li­tà e l’affettività spes­so sono vis­su­te con dif­fi­col­tà anche da colo­ro che non han­no una disa­bi­li­tà. Col­pa degli ste­reo­ti­pi di bel­lez­za? Del­la reli­gio­ne? Dei Media? Dicia­mo un mix di tut­to questo.

Le per­so­ne con disa­bi­li­tà, essen­do per­so­ne, han­no i loro desi­de­ri, le loro pul­sio­ni, fan­ta­sie, come ogni per­so­na. Pur­trop­po però per una serie di moti­va­zio­ni, che van­no dall’arretratezza cul­tu­ra­le, alla gra­ve disa­bi­li­tà di mol­ti, a geni­to­ri maga­ri non di men­ta­li­tà aper­ta o per­ché han­no poca pos­si­bi­li­tà di comu­ni­ca­re e muo­ver­si, diver­se per­so­ne disa­bi­li non rie­sco­no a vive­re tut­to ciò che entra nel­la sfe­ra ses­sua­le affettiva.

Si par­la di que­ste pro­ble­ma­ti­che da anni nei con­ve­gni. Se ne par­la mol­to ma alla fine nul­la di tan­gi­bi­le si è fat­to per miglio­ra­re la situa­zio­ne. Da una par­te lo Sta­to deve far di tut­to per dare le stes­se pos­si­bi­li­tà a ogni cit­ta­di­no. Que­sto vuol dire ren­der­li auto­no­mi, con pos­si­bi­li­tà di muo­ver­si e comu­ni­ca­re in modo tale di poter ave­re le stes­se occa­sio­ni. In alcu­ni casi però que­sto può non basta­re. Ecco che da cir­ca due anni ho ini­zia­to a pen­sa­re di por­ta­re la figu­ra dell’assistente ses­sua­le anche in Ita­lia (esi­ste da 10 anni in Sviz­ze­ra, Ger­ma­nia, Dani­mar­ca, Olanda).

Di cosa si tratta?

L’assistenza alla ses­sua­li­tà a per­so­ne con Disa­bi­li­tà rap­pre­sen­ta un con­cet­to che rac­chiu­de allo stes­so tem­po “rispet­to” e “edu­ca­zio­ne”, che solo per un pae­se civi­le può rap­pre­sen­ta­re la mas­si­ma espres­sio­ne del “dirit­to alla salu­te e al benes­se­re psi­co­fi­si­co e ses­sua­le”. Per que­sto moti­vo par­la­re sem­pli­ce­men­te di Assi­sten­za Ses­sua­le può risul­ta­re estre­ma­men­te ridut­ti­vo, qua­li­fi­car­ne il con­cet­to più com­ples­so attra­ver­so i ter­mi­ni assi­sten­za all’emotività, all’affettività, alla cor­po­rei­tà e alla ses­sua­li­tà per­met­te di assa­po­ra­re tut­te quel­le sfu­ma­tu­re in essa contenute.

L’assistenza all’emotività, all’affettività, alla cor­po­rei­tà e alla ses­sua­li­tà si carat­te­riz­za con la liber­tà di scel­ta da par­te degli esse­ri uma­ni di vive­re e con­di­vi­de­re la pro­pria espe­rien­za ero­ti­co-ses­sua­le a pre­scin­de­re dal­le dif­fi­col­tà riscon­tra­te nell’esperienza di vita.

L’assistente ses­sua­le è un ope­ra­to­re pro­fes­sio­na­le (uomo o don­na) con orien­ta­men­to bises­sua­le, ete­ro­ses­sua­le o omo­ses­sua­le che deve ave­re del­le carat­te­ri­sti­che psi­co­fi­si­che e ses­sua­li “sane” (impor­tan­za di una sele­zio­ne accu­ra­ta degli aspi­ran­ti assi­sten­ti ses­sua­li). Attra­ver­so la sua pro­fes­sio­na­li­tà sup­por­ta le per­so­ne diver­sa­men­tea­bi­li a spe­ri­men­ta­re l’erotismo e la ses­sua­li­tà. Que­sto ope­ra­to­re, for­ma­to da un pun­to di vista teo­ri­co e psi­co­cor­po­reo sui temi del­la ses­sua­li­tà, per­met­te di aiu­ta­re le per­so­ne con disa­bi­li­tà fisi­co-moto­ria e/o psichico/cognitiva a vive­re un’esperienza ero­ti­ca, sen­sua­le e/o ses­sua­le. Gli incon­tri, infat­ti, si orien­ta­no in un con­ti­nuum che va dal sem­pli­ce mas­sag­gio o con­tat­to fisi­co, al cor­po a cor­po, spe­ri­men­tan­do il con­tat­to e l’esperienza sen­so­ria­le, dan­do sug­ge­ri­men­ti fon­da­men­ta­li sull’attività autoe­ro­ti­ca, fino a sti­mo­la­re e a fare spe­ri­men­ta­re il pia­ce­re ses­sua­le dell’esperienza orgasmica.

L’operatore defi­ni­to del “benes­se­re ses­sua­le” ha dun­que una pre­pa­ra­zio­ne ade­gua­ta e qua­li­fi­can­te e non con­cen­tre­rà esclu­si­va­men­te l’attenzione sul sem­pli­ce pro­ces­so “mec­ca­ni­co” ses­sua­li­tà. Pro­muo­ve­rà atten­ta­men­te anche l’educazione ses­suo-affet­ti­va, indi­riz­zan­do al meglio le “ener­gie” intrap­po­la­te all’interno del cor­po del­la per­so­na con disa­bi­li­tà.

Uno degli obiet­ti­vi è abbat­te­re lo ste­reo­ti­po che con­ti­nua a esse­re ingom­bran­te e che vede le per­so­ne con dif­fi­col­tà e disa­bi­li­tà assog­get­ta­te all’“asessualità”, o comun­que non ido­nee a vive­re e spe­ri­men­ta­re la ses­sua­li­tà. Impor­tan­za del supe­ra­men­to del con­cet­to del “ses­so degli angeli”.

L’assistente ses­sua­le in base alla pro­pria for­ma­zio­ne, sen­si­bi­li­tà e dispo­ni­bi­li­tà può con­tri­bui­re a far ri-sco­pri­re tre dimen­sio­ni dell’educazione sessuale:

• Ludi­ca: sco­pri­re il pro­prio corpo.

• Rela­zio­na­le: sco­pri­re il cor­po dell’altro.

• Eti­ca: sco­pri­re il valo­re del­la corporeità.

Ed al tem­po stes­so, aiu­ta­re il sog­get­to disa­bi­le a ren­der­si pro­ta­go­ni­sta mag­gior­men­te respon­sa­bi­le del­le pro­prie rela­zio­ni sia sen­ti­men­ta­li che ses­sua­li, favo­ren­do una mag­gio­re cono­scen­za e con­sa­pe­vo­lez­za di sé ed una più ade­gua­ta capa­ci­tà di pren­der­si cura del pro­prio cor­po e del­la pro­pria per­so­na. La man­can­za di auto­sti­ma è uno dei fre­ni per un natu­ra­le approc­cio ver­so l’altro ses­so. L’assistente ses­sua­le può aiu­ta­re ad acco­glie­re e non repri­me­re le diver­se istan­ze del pro­prio cor­po, dei sen­si e del­le emo­zio­ni.

È in Sena­to un Ddl, il 1442 del 9 Apri­le 2014 con cui si cer­ca di isti­tui­re que­sta figura.

Per segui­re le ini­zia­ti­ve, i con­ve­gni e ave­re infor­ma­zio­ni il sito uffi­cia­le è www.lovegiver.it

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