La sfiga non c’entra nulla, battiamoci per un’Italia più giusta

Mesi fa una mia ex com­pa­gna di clas­se del liceo ha con­di­vi­so un post su Face­book dal tito­lo: Gene­ra­zio­ne Sfi­ga. Era rife­ri­to a noi tren­ten­ni. Dice­va: “Sia­mo entra­ti all’università che sogna­va­mo il posto fis­so come mam­ma e papà, sia­mo usci­ti che non c’era più biso­gno di noi”.

Dif­fi­ci­le negar­lo. E’ vero.

Quel­lo che man­ca­va com­ple­ta­men­te era una rifles­sio­ne su cau­se e respon­sa­bi­li­tà. Avrem­mo potu­to fare qual­co­sa indi­vi­dual­men­te o col­let­ti­va­men­te per modi­fi­ca­re lo sta­to del­le cose? Il con­cet­to di sfi­ga non mi pia­ce, si appel­la all’inevitabile ed è auto asso­lu­to­rio. Mi pia­ce inve­ce il con­cet­to di giu­sti­zia.

E’ giu­sta la pro­gres­si­vi­tà fisca­le e dovrem­mo ripar­ti­re dal lavo­ro fat­to da Davi­de Sera­fin. L’Irpef fu intro­dot­ta dal gover­no del demo­cri­stia­no Rumor. Se oggi fos­se­ro anco­ra in vigo­re quel­le ali­quo­te chi pren­de 1200€  al mese paghe­reb­be il 10% di tas­se con­tro il 23%. Ma anche chi sta bene e gua­da­gna 6500€ rispar­mie­reb­be: paghe­reb­be il 32% con­tro il 43% di oggi. Inve­ce paghe­reb­be di più chi pren­de dai 100.000€ al mese in su.
Insom­ma, oggi a Rumor dareb­be­ro del bol­sce­vi­co per­ché fareb­be paga­re di meno i tan­ti e un po’ di più i pochi. Io ci ho anche pro­va­to a imma­gi­nar­me­lo col col­bac­co ma nien­te, non funziona.
E inve­ce la solu­zio­ne scel­ta in que­sti anni è sta­ta qual­che bonus a casac­cio, 80€ di qua, 500€ di là, che costa­no mol­to ma non redi­stri­bui­sco­no niente.

E’ giu­sta una tas­sa di suc­ces­sio­ne degna di que­sto nome. L’Italia oggi è un para­di­so fisca­le. E non c’è tas­sa più a favo­re dei gio­va­ni: è essen­zia­le per fare in modo che le dise­gua­glian­ze non si ripro­du­ca­no da padre a figlio. Per­ché sì, “Anche l’operaio vuo­le il figlio dot­to­re” e noi dob­bia­mo far ripar­ti­re l’ascensore socia­le.

E’ giu­sto che le mul­ti­na­zio­na­li paghi­no le tas­se. Per­ché spo­sta­re la sede fisca­le in Olan­da e in Lus­sem­bur­go signi­fi­ca toglie­re sol­di a noi, al nostro futuro.
Inve­ce la solu­zio­ne scel­ta è sta­ta di rega­la­re oltre 15 miliar­di alle impre­se con il Jobs Act che si sono tra­dot­ti in con­trat­ti pre­ca­ri, toglie­re 4 miliar­di di tas­sa sul­la casa ai ric­chi e dare 10 miliar­di alle ban­che sen­za chie­de­re nul­la a chi le gover­na­va per far­li rimet­te­re in riga. Oggi quei col­let­ti bian­chi sono sem­pre più spor­chi del­la nostra fatica.

Allo stes­so modo è giu­sto com­bat­te­re l’evasione fisca­le. Per­ché ogni anno in Ita­lia ven­go­no ruba­ti 110 mld € alle scuo­le, agli ospe­da­li, all’università alle for­ze di sicurezza.
E inve­ce la solu­zio­ne scel­ta è sta­ta innal­za­re il limi­te del con­tan­te a 3000€, per­ché insom­ma tut­ti noi dob­bia­mo poter ave­re due spic­ci in tasca.

E’ giu­sto non aver pau­ra di par­la­re di sta­to inno­va­to­re. Per cre­sce­re biso­gna fare quel­lo che gli altri non san­no anco­ra fare, cioè ser­ve inno­va­re. E si fa con gli inve­sti­men­ti pub­bli­ci e pri­va­ti e non toglien­do qual­che dirit­to che dall’alto del­la loro arro­gan­za chia­ma­no privilegio.

E’ giu­sto bat­ter­si per l’art. 18 per­ché oggi gli uni­ci che pos­so­no esse­re licen­zia­ti sen­za giu­sta cau­sa sono pro­prio i giovani!

Insom­ma dob­bia­mo inver­ti­re la rot­ta.
Il pun­to vero è che in que­sto pae­se negli ulti­mi 25 anni oltre 9 pun­ti del red­di­to nazio­na­le sono pas­sa­ti dagli sti­pen­di e dal­le pen­sio­ni ai pro­fit­ti e alle ren­di­te. Sono 150 mld. Ogni sin­go­lo anno. Sol­di pre­si dal­le tasche dei lavo­ra­to­ri e dati ai ric­chis­si­mi. E se vole­te sape­re i nomi di chi sono que­sti che si sono avvan­tag­gia­ti è faci­le: leg­ge­te le liste dei Pana­ma Papers, sono sicu­ro che qual­cu­no lo trovate.

Ora cre­do sia più chia­ro che la sfi­ga non c’entri nul­la.
Quel­lo che ser­ve sono poli­ti­che uni­ver­sa­li­sti­che per uni­re. Altri­men­ti il con­flit­to sarà sem­pre gio­va­ni con­tro vec­chi, sud con­tro nord, sta­ta­li con­tro pri­va­ti, ita­lia­ni con­tro stra­nie­ri, uomi­ni con­tro don­ne. Lascia­mo alla destra il com­pi­to di divi­de­re, noi di sini­stra dob­bia­mo uni­re le comu­ni­tà e le generazioni.

Per­ché fino ad oggi si è volu­to far cre­de­re che per miglio­ra­re le con­di­zio­ni dei gio­va­ni biso­gna­va taglia­re dirit­ti, sicu­rez­ze, risor­se, sala­ri, pen­sio­ni a chi li ave­va. Però sia­mo par­ti­ti 20 anni fa ad anda­re in que­sta dire­zio­ne e l’unica cer­tez­za è che le gio­va­ni gene­ra­zio­ni non ci han­no gua­da­gna­to nulla.

Per­ché la veri­tà è che il pro­gres­so è come la luna: se non cre­sce, cala. E lo fa per tut­ti, insieme!

Però sen­to l’obiezioni dei miei coe­ta­nei tren­ten­ni: “Ma è impos­si­bi­le inver­ti­re la rot­ta! Il mon­do va così”. In real­tà, tut­te le cose di cui stia­mo par­lan­do –com­pre­so il mer­ca­to- sono una crea­zio­ne uma­na. E in quan­to tali modificabili.
Cer­to, è dif­fi­ci­le. Ma quel­lo che da sia­mo chia­ma­ti a fare o è dif­fi­ci­le o è inu­ti­le.

Quin­di non fac­cia­mo­ci influen­za­re da chi non è capa­ce di imma­gi­na­re un mon­do diver­so. In fon­do quel­le per­so­ne ci stan­no solo dan­do pro­va del­la loro scar­sa fan­ta­sia. Non dell’impossibilità del cambiamento!

Gior­gio Maran

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