Ha spento l’inceneritore di Reggio Emilia: Mirko Tutino

 01-cartolina-civoti-tutino-vert“Abbia­mo costrui­to il nostro suc­ces­so con anni di lavo­ro, ricer­ca di solu­zio­ni alter­na­ti­ve e crea­zio­ne del con­sen­so (tra le isti­tu­zio­ni e tra i cit­ta­di­ni). Chiu­de­re un ince­ne­ri­to­re è mol­to com­ples­so: chi ave­va pro­mes­so di risol­ve­re la cosa in due mesi mi pare se ne stia ren­den­do conto. 

“Il pun­to non è un sem­pli­ce Sì o No ad un ince­ne­ri­to­re. Ma pen­sa­re e gesti­re un ciclo rifiu­ti che ridu­ca al mini­mo la quan­ti­tà di mate­ria­le da smal­ti­re, ridur­re lo spre­co. Lo sai che scar­tia­mo resi­dui ali­men­ta­ri suf­fi­cien­ti per 3 miliar­di di persone?”
Mir­ko Tuti­no nasce nell’83 a Geno­va, ma cre­sce a Reg­gio. I suoi, “di una di quel­le fami­glie comu­ni­ste per dav­ve­ro”, lo cre­sco­no a “pane e Festa del­l’U­ni­tà”, e lui non disde­gna l’im­pe­gno poli­ti­co. Tan­t’è che nel 2004 divie­ne Con­si­glie­re a Cavria­go da pri­mo degli elet­ti: si occu­pa di scuo­la, poi di urba­ni­sti­ca. Mi rac­con­ta del suo biso­gno di “cam­bia­re spes­so”, per non per­de­re la fan­ta­sia, e di quei “vec­chi” del­la poli­ti­ca che inve­ce non ne han­no più.

Gli chie­do come ha fat­to a spe­gne­re l’inceneritore del­la sua pro­vin­cia, vec­chio di tren­t’an­ni, anti­qua­to ed ormai obso­le­to. Mi rispon­de sem­pli­ce­men­te, come san­no fare le per­so­ne con­cre­te: “La chia­ve è nel con­ce­pi­re un mec­ca­ni­smo fisca­le per cui alle fami­glie con­vie­ne for­te­men­te non spre­ca­re, ma anzi riu­ti­liz­za­re e recu­pe­ra­re mate­ria. La mis­sio­ne dei ter­ri­to­ri è quel­la di ripor­ta­re il rifiu­to resi­duo, oggi inso­ste­ni­bi­le, a ciò che è effet­ti­va­men­te rici­cla­bi­le. Ma il tut­to non può attuar­si solo a livel­lo del­la sin­go­la cit­ta­di­nan­za: la vera sfi­da, e a Reg­gio ci sia­mo riu­sci­ti, è coin­vol­ge­re un comu­ne inte­ro, e poi un siste­ma di comu­ni. Abbia­mo dimo­stra­to che le varia­bi­li eco­no­mi­che non sono neces­sa­ria­men­te da accet­ta­re così come sono, ma che si pos­so­no modi­fi­ca­re ed adat­ta­re a ciò di cui abbia­mo biso­gno: abbia­mo reso, con la tarif­fa pun­tua­le (“paghi per ciò che smal­ti­sci”), il rici­clo più leg­ge­ro e con­ve­nien­te, lo smal­ti­men­to più one­ro­so. È così che la neces­si­tà di ter­mo­va­lo­riz­za­to­ri vie­ne posta, con un’in­ver­sio­ne del­la sche­ma, alla fine dei gio­chi: baste­reb­be­ro solo quel­li stret­ta­men­te neces­sa­ri al 10–15-20% di mate­ria­le, già trat­ta­to e depu­ra­to del­la par­te orga­ni­ca. E inve­ce con­ti­nuia­mo a costruirne.”

assemblea21Uno dei luo­ghi comu­ni da sfa­ta­re”, mi rac­con­ta Mir­ko, “è quel­lo dei pic­co­li comu­ni iper-soste­ni­bi­li, come Capan­no­ri. Dob­bia­mo esse­re capa­ci di gene­ra­re un vero e pro­prio ciclo eco­no­mi­co, di rioc­cu­pa­zio­ne, di ricon­ver­sio­ne del­le azien­de: quel­la dei rifiu­ti è un’in­du­stria da esten­de­re, che trop­po spes­so anco­ra lascia­mo alla mala­vi­ta.” Come a Giu­glia­no, ad esem­pio, dove la costru­zio­ne del­l’in­ce­ne­ri­to­re dareb­be una gran­de mano alla camor­ra che spe­cu­la sul­le eco­bal­le. Par­lan­do del­la neces­si­tà di sti­mo­la­re la ricer­ca sui mate­ria­li anco­ra non rici­cla­bi­li, o di fisca­liz­za­re gli imbal­lag­gi disin­cen­ti­van­do­li a mon­te, Mir­ko arri­va alla “que­stio­ne pan­no­li­ni”: non man­ca un pen­sie­ri­no a Bian­ca (la bim­ba di 2 anni avu­ta dal­la com­pa­gna), la pic­co­la gran­de pro­ta­go­ni­sta del­la sua voglia di cam­bia­re il mondo.

Civa­ti? Lo seguo ormai da 5–6 anni, lo cono­sco da 2. È il segre­ta­rio del Pd giu­sto sem­pli­ce­men­te per que­sto: quel­lo che dice, lo fa. La sua for­za è la Coe­ren­za con la C maiu­sco­la, quel­la che met­ti in gio­co anche quan­do non ti con­vie­ne, quan­do tut­to si fa più com­pli­ca­to e tut­ti ti guar­da­no male. Ho capi­to in que­sti anni, seb­be­ne io sia una per­so­na mol­to prag­ma­ti­ca, che la poli­ti­ca deve ave­re una visio­ne tra­scen­den­te, una dimen­sio­ne idea­le, che vada anche oltre le poli­ti­che ammi­ni­stra­ti­ve (nono­stan­te la loro indub­bia impor­tan­za): in que­sto vedo l’e­re­di­tà di Enri­co Ber­lin­guer. La logi­ca dei media di oggi, che ren­do­no tut­to uno spet­ta­co­lo sen­za fine, igno­ra tut­to ciò che va ela­bo­ra­to in più di 30 secon­di. Io voglio che il mio segre­ta­rio di par­ti­to abbia visio­ne, con­te­nu­ti, aper­tu­ra, la coe­ren­za di dire le cose dal­l’i­ni­zio. Pip­po, sen­za esse­re un supe­re­roe o un vin­cen­te a tut­ti i costi, ha tut­to que­sto.”

Chie­do a Mir­ko, per con­clu­de­re, per­ché lot­ta­re per cam­bia­re il Pd.
Nes­sun cam­bia­men­to avvie­ne se nes­su­no ci cre­de. Se lascia­mo che le cose vada­no come van­no oggi, esse sem­pli­ce­men­te andran­no avan­ti come oggi. Abbia­mo dimo­stra­to, a livel­lo loca­le, che esi­ste un model­lo alter­na­ti­vo di far fun­zio­na­re il mon­do: vale la pena di gio­ca­re anche più in gran­de. Può esse­re che non si vin­ca oggi, ma una cosa è fon­da­men­ta­le: man­te­ne­re acce­sa la fiac­co­la del cam­bia­men­to, quel­lo vero, evi­ta­re che si spen­ga. Noi ci siamo.”

#Civo­ti 01: Mir­ko Tutino

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