Ma se basta un sì perché tutti questi milioni?

jim-messina
Lui si chia­ma Jim Mes­si­na e non ci pote­te fare niente***.
E’ la demo­cra­zia e la demo­cra­zia costa. Stia­mo appun­to per vota­re una rifor­ma che can­cel­la spa­zi di rap­pre­sen­tan­za e limi­ta l’am­bi­to di svol­gi­men­to del­la sovra­ni­tà, che appar­ter­reb­be anco­ra al popo­lo, così si dice. In più, non con­ten­ti, stia­mo per esse­re sot­to­po­sti ad una cam­pa­gna mar­tel­lan­te in cui si faran­no affer­ma­zio­ni del tipo: abbia­mo ridot­to i costi del­la poli­ti­ca! La rifor­ma farà rispar­mia­re 500 milio­ni l’an­no (che poi sono 50, mal con­ta­ti, veda­si rela­zio­ne del­la Ragio­ne­ria di Sta­to).
Ma che c’en­tra Jim Mes­si­na? Jim è uno dei guru del­le cam­pa­gne elet­to­ra­li a stel­le e stri­sce. E’ lui l’i­dea­to­re degli slo­gan iper popu­li­sti che cam­peg­gia­no sui fian­chi dei gri­gi palaz­zi del­le nostre cit­tà. Fra­si ad effet­to, tipo quel­le cita­te e che repli­ca­no il ger­go sem­pli­fi­ca­to­rio, fuor­vian­te, fal­so (e quin­di leta­le per la veri­tà fat­tua­le) del Pre­si­den­te del Con­si­glio. Non sem­pre le ciam­bel­le rie­sco­no con il buco. Chie­de­te pure a Mario Mon­ti (che usu­fruì dei ser­vi­gi di David Axel­rod, nel­la sua pri­ma tra­gi­ca cam­pa­gna per le poli­ti­che del 2013).
Que­sta vol­ta il buco c’è ed è nei costi. Due vir­go­la otto milio­ni di euro è la spe­sa del Par­ti­to Demo­cra­ti­co per ‘Basta un sì’. Lo rive­la un arti­co­lo di Ila­rio Lom­bar­do su La Stam­pa, edi­zio­ne di que­sta mattina.

Dove li tro­va i sol­di il Pid­dì? Chi sono le men­ti oscu­re che finan­zia­no la cam­pa­gna elet­to­ra­le? Chi saran­no mai que­sti loschi sog­get­ti? In una paro­la? Voi. Anzi, noi. Per­ché ben 700 mila euro di que­sti 2,8 pro­ven­go­no dai grup­pi par­la­men­ta­ri del PD di Came­ra e Sena­to. La restan­te par­te vie­ne dal­le dispo­ni­bi­li­tà del Par­ti­to che — ben sapre­te — si for­ma in buo­na misu­ra con i ver­sa­men­ti men­si­li dei suoi rap­pre­sen­tan­ti nel­le isti­tu­zio­ni, detrat­ti dai lori ric­chi emo­lu­men­ti. Anco­ra sol­di pub­bli­ci.

Quan­to pesa Jim Mes­si­na sul Refe­ren­dum Costi­tu­zio­na­le? La bel­lez­za di quat­tro­cen­to mila euro.
Il Par­ti­to Demo­cra­ti­co ha rac­col­to le 500 mila fir­me per richie­de­re la con­sul­ta­zio­ne fra gli elet­to­ri e, in quan­to espo­nen­te del­le posi­zio­ni del Sì, ha inca­me­ra­to 500 mila euro di con­tri­bu­to pub­bli­co. Il grup­po par­la­men­ta­re del PD al Sena­to rice­ve con­tri­bu­ti per la pro­pria atti­vi­tà isti­tu­zio­na­le pari 6,4 milio­ni di euro (dato 2015). Da ini­zio legi­sla­tu­ra, l’a­van­zo gestio­na­le con­ta­bi­le ammon­ta a 3,9 milio­ni di euro. Il grup­po PD alla Came­ra ha dichia­ra­to entra­te per 14 milio­ni di euro (anno 2015) e l’a­van­zo gestio­na­le con­ta­bi­le da ini­zio legi­sla­tu­ra è pari a 5,6 milio­ni di euro. Dena­ri che ver­ran­no resti­tui­ti ai bilan­ci del­le came­re solo cin­que anni dal­la fine del­la Legi­sla­tu­ra e solo nel caso di man­ca­ta con­ti­nui­tà poli­ti­ca dei grup­pi (dovreb­be ces­sa­re di esi­ste­re un grup­po PD al Sena­to nel­la pros­si­ma legi­sla­tu­ra, fat­to poco pro­ba­bi­le; l’at­tri­bu­zio­ne dei resi­dui avvie­ne pre­vio voto a mag­gio­ran­za dei com­po­nen­ti del­l’au­la, ma cer­ta­men­te la Rifor­ma costi­tu­zio­na­le age­vo­la di mol­to que­sto tipo di operazioni).

Una rifor­ma che affron­tas­se seria­men­te il tema dei costi del­la poli­ti­ca dovreb­be anzi­tut­to deri­va­re da que­ste con­si­de­ra­zio­ni. Che i con­tri­bu­ti non spe­si van­no resti­tui­ti in ragio­ne d’an­no e non lascia­ti al sen­no di poi. Che 3 milio­ni di euro per una cam­pa­gna refe­ren­da­ria sono tan­ti, trop­pi, spe­cie se deri­va­no dagli sti­pen­di dei par­la­men­ta­ri in quo­ta al Par­ti­to. Potrem­mo comin­cia­re da que­sti, e ridur­li di un ter­zo sen­za col­po feri­re: col­pen­do pro­prio quel­la por­zio­ne che fini­sce nel­le tasche del par­ti­to (e che qual­cun altro ver­sa al Fon­do di garan­zia per le PMI). Even­tual­men­te inte­gran­do la quo­ta desti­na­ta alle spe­se per col­la­bo­ra­to­ri con le risor­se dei grup­pi parlamentari.

La rifor­ma costi­tu­zio­na­le non sfio­ra mini­ma­men­te que­sti aspet­ti, anzi, la spo­ra­di­ci­tà con la qua­le i nuo­vi sena­to­ri saran­no chia­ma­ti a con­fron­tar­si e vota­re a Palaz­zo Mada­ma, richie­de­rà un incre­men­to nel­la strut­tu­ra del per­so­na­le affin­ché sia­no svol­ti i lavo­ri pre­pa­ra­to­ri alla deli­be­ra­zio­ne in aula (l’at­ti­vi­tà oggi effet­tua­ta dal­le com­mis­sio­ni par­la­men­ta­ri). Chi ha valu­ta­to que­sta ipo­te­si? Natu­ral­men­te nessuno.
Jim Mes­si­na inca­me­ra un asse­gno a sei cifre per slo­gan che si sen­ti­reb­be­ro al bar del­la piaz­za. Ma for­se è pro­prio que­sta l’in­tui­zio­ne. Con­so­li­da­re il luo­go comu­ne a disca­pi­to del­la real­tà. Con buo­na pace del­la Costi­tu­zio­ne. E del bilan­cio pubblico.

***Non è vero che non ci pote­te fare nien­te. Pote­te, per esem­pio, vota­re NO.

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