Referendum 2025: la politica è una cosa bella

La politica è una cosa bella. Non dimentichiamolo mai. Crea connessioni, comunità, relazioni. Prende le difficoltà delle persone e le fa diventare una cosa un po' più grande e un po' più forte.

1) La poli­ti­ca è una cosa bel­la. Cre­dia­mo che que­sta cam­pa­gna lo abbia ricor­da­to a tut­te e tutti. 

Crea con­nes­sio­ni, comu­ni­tà, rela­zio­ni. Pren­de le dif­fi­col­tà del­le per­so­ne e le fa diven­ta­re una cosa un po’ più gran­de e un po’ più for­te. È quel­lo che abbia­mo fat­to dal pri­mo gior­no di que­sto refe­ren­dum, è quel­lo che fac­cia­mo tut­ti i gior­ni con Possibile. 

Il rag­giun­gi­men­to del quo­rum e la vit­to­ria del sì avreb­be­ro miglio­ra­to la vita di milio­ni di per­so­ne dal gior­no dopo, e con­di­zio­ni miglio­ri per le per­so­ne signi­fi­ca­no un pae­se miglio­re, per tut­te e tutti. 

Ma anche quan­do non si rag­giun­ge imme­dia­ta­men­te l’o­biet­ti­vo si costrui­sce qual­co­sa, ed è quel­lo che è suc­ces­so in que­sta cam­pa­gna. Per la pri­ma vol­ta di cit­ta­di­nan­za e di lavo­ro sia­mo riu­sci­ti a par­la­re in ter­mi­ni posi­ti­vi, dopo anni in cui acca­de­va il con­tra­rio, e que­sto è solo l’inizio. Si sono mobi­li­ta­te deci­ne di milio­ni di per­so­ne, soprat­tut­to nel­le gran­di cit­tà ma non solo: tut­to voto libe­ro e di opi­nio­ne, che meri­ta rispet­to da par­te di tutti.

2) La cam­pa­gna refe­ren­da­ria è sta­ta avvia­ta sul­la scia del refe­ren­dum sull’autonomia, da cui il gover­no avreb­be fat­to fati­ca a scap­pa­re. Le disu­gua­glian­ze tra nord e sud — in ter­mi­ni eco­no­mi­ci, socia­li, di pos­si­bi­li­tà di costru­zio­ne di una vita miglio­re — con­ti­nue­ran­no a esse­re uno dei car­di­ni del­la nostra azio­ne politica.

3) Gli sber­lef­fi del­la destra, pri­ma che sba­glia­ti, sono ridi­co­li. Solo tre anni fa Sal­vi­ni ha pro­mos­so i refe­ren­dum giu­sti­zia (peral­tro sen­za rac­co­glie­re le fir­me), in cui anda­ro­no a vota­re meno per­so­ne di quan­te han­no vota­to nel­la sola gior­na­ta di ieri. Nono­stan­te ci fos­se un tur­no di ele­zio­ni ammi­ni­stra­ti­ve insie­me, nono­stan­te ci fu qua­si il 50% di no. Noi non ci sia­mo nem­me­no sogna­ti di svi­li­re l’i­sti­tu­to refe­ren­da­rio per far risal­ta­re la loro scon­fit­ta. Fareb­be­ro bene a fare lo stesso.

4) La destra vuo­le alza­re il nume­ro di fir­me per pre­sen­ta­re i refe­ren­dum. Lo ha det­to da subi­to, appe­na abbia­mo rac­col­to un nume­ro ecce­zio­na­le di fir­me in pochis­si­mi gior­ni. Era una rispo­sta scom­po­sta allo­ra e lo è anche ades­so. Ci sono deci­ne di que­si­ti sul­la piat­ta­for­ma del Mini­ste­ro che non han­no rag­giun­to o non stan­no rag­giun­gen­do le fir­me neces­sa­rie, quin­di non c’è il rischio di una “cor­sa al refe­ren­dum”. Per quan­to riguar­da quel­li che sono anda­ti al voto, segna­lia­mo che quat­tro que­si­ti su cin­que ave­va­no rag­giun­to e supe­ra­to anche il milio­ne di fir­me, quin­di sareb­be­ro già sta­ti depo­si­ta­bi­li comun­que. Anche il refe­ren­dum cit­ta­di­nan­za era avvia­to a far­lo e, con il rit­mo e l’en­tu­sia­smo con cui ha rag­giun­to e supe­ra­to il limi­te attua­le, non è dif­fi­ci­le imma­gi­na­re che avreb­be atti­ra­to anche quel­lo sfor­zo in più, se fos­se sta­to neces­sa­rio. Quin­di non abbia­mo pau­ra, a dif­fe­ren­za loro. Ma ne stan­no appro­fit­tan­do per fare un’ul­te­rio­re stret­ta ai mec­ca­ni­smi democratici. 

Si vuo­le discu­te­re seria­men­te del­l’i­sti­tu­to del refe­ren­dum? Rive­dia­mo il quo­rum. Ad esem­pio fis­san­do l’a­sti­cel­la al 50% del­la par­te­ci­pa­zio­ne alle ulti­me ele­zio­ni di carat­te­re nazio­na­le. In que­sto modo sareb­be uno scon­tro di demo­cra­zia sul­le idee, e non quel­la bat­ta­glia tra il mare e le urne di cui han­no par­la­to per settimane.

5) È un pro­ble­ma gran­de se si ini­zia a par­la­re del voto come un “costo”. Lo ha fat­to ieri Melo­ni, peral­tro dicen­do pub­bli­ca­men­te una cifra com­ple­ta­men­te sba­glia­ta, e ovvia­men­te gon­fia­ta. Se il mes­sag­gio che pas­sa è che se vota­re è un costo che può esse­re limi­ta­to o pro­prio evi­ta­to, sia­mo su una chi­na mol­to peri­co­lo­sa che va fer­ma­ta. Non dal­la sini­stra ma da chi ha a cuo­re la demo­cra­zia. La Pre­si­den­te del Con­si­glio dovreb­be ritrat­ta­re que­sta argo­men­ta­zio­ne pericolosissima.

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