Una vita che mediamo

alfano monti casini bersaniLa poli­ti­ca pop, stan­no inse­gnan­do con fare evan­ge­li­co, è quel­la diver­ten­te for­ma del pen­sie­ro bre­ve con­tem­po­ra­neo che debor­da nei social net­work. Segna­ta­men­te su twit­ter, oltre che attra­ver­so le paro­die sati­ri­che di valen­ti auto­ri, le cor­ru­zio­ni dei poster in .jpg, can­zo­ni e inni mes­si alla ber­li­na, foto­gra­fie che inchio­da­no e diven­ta­no vira­li, imi­ta­zio­ni che inve­ce di limi­ta­re il con­sen­so del­la “vit­ti­ma” ne accre­sco­no una sezio­ne per­ver­sa del­la popo­la­ri­tà. Di luo­ghi comu­ni ahi­mè veri, si pasce il feno­me­no: «il PD si spac­ca», ad esem­pio, lo met­ti su tut­to, dal­l’in­sa­la­ta ai gemel­li ton sur ton. Bat­te le ali una far­fal­la a Sin­ga­po­re? Il PD si spac­ca. Vec­chio­ni for­se è can­di­da­to al Nobel? Il PD si spac­ca. Tan­to da far­ci un tum­blr istan­ta­neo, tra un laz­zo e un friz­zo, a chie­der­si come mai sem­pre, per­vi­ca­ce­men­te, allar­gan­do le brac­cia il PD si spacca.

 

fassina brunetta Una rispo­sta, man­co trop­po fra le righe, l’ha data Giu­sep­pe Civa­ti lo scor­so gio­ve­dì al tea­tro Vit­to­ria in Roma, duran­te l’ou­ver­tu­re del­la cam­pa­gna con­gres­sua­le che lo vede can­di­da­to alla segre­te­ria nazio­na­le del par­ti­to. «Sono anni che media­mo», tan­to tem­po che qua­si non ce lo ricor­dia­mo più, quan­do fu l’ul­ti­ma vol­ta che la sini­stra e il cen­tro­si­ni­stra con­se­gui­ro­no un risul­ta­to signi­fi­ca­ti­vo per la pla­tea di elet­to­ri che a loro si rivol­go­no. Il PD media trop­po e media male, anche quan­do appa­ren­te­men­te par­te da posi­zio­ni di for­za: con­se­gui­re il rifi­nan­zia­men­to del­la cas­sa inte­gra­zio­ne e del­le misu­re ver­so gli eso­da­ti crea­ti dal­la som­ma media­zio­ne del mini­ste­ro For­ne­ro ‑ad esem­pio- era il pun­to mini­mo da otte­ne­re, quan­do la con­tro­part­ner di gover­no può ben sban­die­ra­re la pro­pria vit­to­ria nel­la can­cel­la­zio­ne inte­gra­le del­l’IMU, che lo stes­so PDL “non ricor­da” più di aver inse­ri­to a suo tem­po. E sia­mo bovi­na­men­te pron­ti ad accet­ta­re che fos­se così anche pri­ma del gover­no Mon­ti, nato col con­sen­so di chi, sen­za, avreb­be vin­to le ele­zio­ni. Forse.

Schermata 2013-10-27 alle 17.49.34 È una vita che media­mo: così inve­ce di impor­re al gover­no dei com­pi­ti pre­ci­si, for­ti di nume­ri mai avu­ti pri­ma alme­no alla Came­ra ‑il pia­no C evo­ca­to da Civa­ti anco­ra ai pri­mi di mar­zo- ci si strap­pa lì nel mez­zo, dove poi è più dif­fi­ci­le ricu­ci­re. E gon­go­la chi non media pro­prio per nien­te, dal­le par­ti del­la destra, acqui­sen­do sul vel­lu­to. Ché a gio­ca­re gene­ro­si, anzi “respon­sa­bi­li” come ama dire lo sta­to mag­gio­re del par­ti­to ad ogni alza­ta di soprac­ci­glio del pre­si­den­te del­la Repub­bli­ca, pri­ma o poi impa­re­ran­no che ci si rimet­te: nel fia­to cor­to, nel­la visio­ne appan­na­ta, nel venir meno del soste­gno degli afi­cio­na­dos, non solo nel­l’ac­co­sta­men­to ver­ba­le a Sci­li­po­ti e Calea­ro. Media­mo per­ché far due par­ti in com­me­dia ci pare l’u­ni­ca, quan­do in luo­go del­la con­ser­va­zio­ne poli­ti­ca si affer­ma l’al­trui inte­res­se per­so­na­le; media­mo là dove si fan­no con­vi­ve­re opzio­ni oppo­ste, con l’ad­dot­to moti­vo che toc­ca sosti­tuir­si anche a una destra ine­si­sten­te. Una iat­tu­ra, ben vedete.

 

Schermata 2013-10-27 alle 18.06.21 Fin dal­la sua nasci­ta ‑e sia­mo pro­di­ghi nel non voler inclu­de­re anche il perio­do in cui vige­va­no i mas­si­mi par­ti­ti cofon­da­to­ri- il PD ha media­to con Ber­lu­sco­ni per la gover­nan­ce, con l’Eu­ro­pa per l’e­co­no­mia, coi fau­to­ri di un cen­tro immo­bi­le per la rifor­ma elet­to­ra­le, con il Vati­ca­no pre-ber­go­glia­no per i dirit­ti civi­li del­le per­so­ne, con l’ar­ti­co­lo 11 del­la Costi­tu­zio­ne quan­do si trat­ta­va di man­da­re i sol­da­ti a far la guer­ra. Rara­men­te si è ricor­da­to di media­re coi pro­pri elet­to­ri, ad esem­pio nei gior­ni con­vul­si del voto per il Qui­ri­na­le, quan­do non ha sapu­to far­si segui­re dal­la base a nes­sun livel­lo. O in occa­sio­ne del­l’ac­qui­sto degli F35, per non dire del­la con­fer­ma di Alfa­no dopo il caso kaza­ko nè, all’o­ri­gi­ne, del­l’ac­can­to­na­men­to di Ita­lia Bene Comu­ne. Eppu­re, nel­la flo­ri­da Ger­ma­nia, la SPD da posi­zio­ni d’in­fe­rio­ri­tà ha coin­vol­to mate­rial­men­te i suoi iscrit­ti e sot­to­po­sto alla Mer­kel un deca­lo­go di richie­ste strin­gen­ti, con tan­to di vidi­ma­zio­ne: sala­ri mini­mi più alti, pari­tà di trat­ta­men­to eco­no­mi­co per le don­ne, fon­di alla scuo­la pub­bli­ca. Cose di sini­stra, insom­ma.

le-manifestazioni-per-il-sequestro-dell-ilva Altre vol­te la geren­za del Par­ti­to Demo­cra­ti­co ha deci­so di non media­re nem­me­no, e di lavar­si le mani tra urgen­ze più alte che non lo spic­cio­lo tor­na­con­to nel­le pre­si­den­ze del­le com­mis­sio­ni: come tra lavo­ro e ambien­te a Taran­to, lascian­do col­pe­vol­men­te cade­re un van­to indu­stria­le sen­za che la comu­ni­tà loca­le bene­fi­cas­se di un’a­ria più salu­bre e di ana­li­si medi­che non pre­oc­cu­pan­ti. Ecco, se “Una vita che media­mo” è sta­ta la can­zo­ne tri­ste, soli­ta­ria y final chem ha con­dot­to a que­sta situa­zio­ne, la musi­ca può cam­bia­re con Giu­sep­pe Civa­ti segre­ta­rio: non fos­s’al­tro che per l’or­go­glio di rap­pre­sen­ta­re chi al PD si affi­da e non chi ne con­tra­sta le idee e i valo­ri, per anda­re a testa alta sapen­do di non aver tra­di­to la fidu­cia del­le per­so­ne, per aver scel­to gli inte­res­si da soste­ne­re (uno su tut­ti, le impre­se che resta­no in Ita­lia a pro­dur­re anzi­ché quel­le che migra­no dove i dirit­ti sin­da­ca­li sono inesistenti).

Quin­di sia­mo alla par­ten­za: una vita che media­mo, e il PD si spac­ca. Non è una bar­zel­let­ta: il par­ti­to si spac­ca pro­prio per­ché una sua par­te è anco­ra refrat­ta­ria a gio­ca­re al ribas­so, men­tre un’al­tra disin­vol­ta­men­te è capa­ce di pas­sar sopra a ogni nequi­zia per giu­sti­fi­ca­re la gover­na­bi­li­tà, la sta­bi­li­tà, assur­gen­do­le a valo­re in sè com­piu­to. Con l’ef­fet­to che que­sti ulti­mi pas­sa­no per “respon­sa­bi­li” (vedi sopra) men­tre chi som­mes­sa­men­te fa nota­re le discra­sie con quan­to si era det­to e pro­mes­so a feb­bra­io, diven­ta il dis­si­den­te, il repro­bo, maga­ri pas­si­bi­le di espul­sio­ne. For­se è vero, come scri­ve il Ser­ra miglio­re, che den­tro il PD ci sono ele­men­ti che odia­no la sini­stra, un’en­ti­tà che sa di esse­re par­te e non il tut­to: sarà mai pos­si­bi­le, qual­cu­no allo­ra si chie­de. No, sug­ge­ri­sce Mau­ri­zio con effi­ca­ce neo­lo­gi­smo: una cir­co­stan­za come que­sta può esse­re incre­di­bi­le, e al tem­po stes­so esse­re pidi­bi­le, cioè pos­si­bi­le nel Par­ti­to Democratico.

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