Udine ha il suo primo centro anti discriminazioni per la tutela delle persone LGBTIAQ+

Tra i primi atti dell’Amministrazione De Toni - ha dichiarato l’Assessora Arianna Facchini – c’è stata l’adesione alla RE.A.DY, la Rete delle Regioni e degli Enti Locali impegnati contro l’omolesbobitransfobia. La rete ci consente di confrontarci con altri territori italiani sulle buone pratiche adottate a livello nazionale, tra cui spiccano i CAD.

Vener­dì 27 giu­gno è sta­to inau­gu­ra­to il CAD CARRA, nuo­vo cen­tro anti-discri­mi­na­zio­ni per la tute­la del­le per­so­ne lgb­t­qia+ a Udi­ne. Il pro­get­to, finan­zia­to dall’UNAR — Uffi­cio Nazio­na­le Anti­di­scri­mi­na­zio­ni Raz­zia­li del Dipar­ti­men­to per le Pari Oppor­tu­ni­tà del­la Pre­si­den­za del Con­si­glio dei Mini­stri, vede coin­vol­ta una rete di part­ner capo­fi­la­ta da Arci­gay Udi­ne Fûr!, tra cui il Comu­ne di Udi­ne, che ha mes­so a dispo­si­zio­ne lo spa­zio di Via Grazzano. 

“Tra i pri­mi atti dell’Amministrazione De Toni — ha dichia­ra­to l’Assessora Arian­na Fac­chi­ni – c’è sta­ta l’adesione alla RE.A.DY, la Rete del­le Regio­ni e degli Enti Loca­li impe­gna­ti con­tro l’omolesbobitransfobia. La rete ci con­sen­te di con­fron­tar­ci con altri ter­ri­to­ri ita­lia­ni sul­le buo­ne pra­ti­che adot­ta­te a livel­lo nazio­na­le, tra cui spic­ca­no i CAD: non azio­ni di fac­cia­ta, ma pre­si­di rea­li per la comu­ni­tà. Il feno­me­no del­le discri­mi­na­zio­ni rima­ne spes­so invi­si­bi­le ed è nostro dove­re come Ammi­ni­stra­zio­ne sup­por­ta­re chi da anni ascol­ta, acco­glie, rico­no­sce, pro­teg­ge. Que­sto cen­tro, a lun­go sogna­to e pro­get­ta­to, nasce per esse­re un luo­go sicu­ro, acces­si­bi­le, uma­no. Un ser­vi­zio con­cre­to, costrui­to dal bas­so, con pro­fes­sio­ni­ste e pro­fes­sio­ni­sti che rin­gra­zio per l’impegno e la com­pe­ten­za. Augu­ro un buon lavo­ro a tut­te le ope­ra­tri­ci e gli ope­ra­to­ri del CAD, sarà pre­zio­so non solo per chi ne usu­frui­rà, ma per l’intera comu­ni­tà udi­ne­se. Per­ché una cit­tà è dav­ve­ro libe­ra solo quan­do lo sono tut­te e tutti”.

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