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ILVA: la strategia del governo si fonda su basi del tutto incerte

La pro­ce­du­ra è sospe­sa fino al 31 mar­zo pros­si­mo, la secon­da sospen­sio­ne dopo la pri­ma di novem­bre 2016, nono­stan­te l’accordo rag­giun­to tra le Pro­cu­re di Mila­no, di Taran­to e la fami­glia Riva a dicem­bre scor­so. E’ sta­ta, a quan­to pare, la stes­sa fami­glia Riva ad aver chie­sto nuo­va­men­te la sospen­sio­ne dell’accordo. A que­sto pun­to, alme­no per il momen­to, sal­ta tut­to il pro­gram­ma sul qua­le il Gover­no ave­va costrui­to l’iter di pri­va­tiz­za­zio­ne, di mes­sa a nor­ma e quant’altro riguar­dan­te lo sta­bi­li­men­to di Taran­to. Appa­re chia­ro, quin­di, che il Gover­no ha costrui­to una stra­te­gia su un assun­to asso­lu­ta­men­te incerto.

Ciò che dice il Premier non risolverà i problemi di Taranto

Nel 2013, la Pro­cu­ra di Taran­to ed i Custo­di Giu­di­zia­ri ave­va­no sti­ma­to in 8,1 miliar­di di euro il costo tota­le degli inter­ven­ti neces­sa­ri al ripri­sti­no fun­zio­na­le degli impian­ti dell’area a cal­do per un pos­si­bi­le risa­na­men­to ambien­ta­le. Par­lia­mo quin­di di 8,1 miliar­di di euro solo per l’ ambientalizzazione.