Quel pasticcio brutto dell’ISEE (e i diritti negati per via burocratica)

«Le indennità per invalidità non fanno reddito e non vanno calcolate ai fini della presentazione dell’ISEE famigliare» è quanto sancito dalle Sentenze del Consiglio di Stato “838/2016”, “841/2016” e “842/2016” del 29/2/2016 emesse a fronte del ricorso al TAR di alcuni cittadini penalizzati da un calcolo inesatto del proprio ISEE 2015.

«Le inden­ni­tà per inva­li­di­tà non fan­no red­di­to e non van­no cal­co­la­te ai fini del­la pre­sen­ta­zio­ne dell’ISEE fami­glia­re» è quan­to san­ci­to dal­le Sen­ten­ze del Con­si­glio di Sta­to “838/2016”, “841/2016” e “842/2016” del 29/2/2016 emes­se a fron­te del ricor­so al TAR di alcu­ni cit­ta­di­ni pena­liz­za­ti da un cal­co­lo ine­sat­to del pro­prio ISEE 2015.

L’ISEE (“Indi­ca­to­re del­la Situa­zio­ne Eco­no­mi­ca Equi­va­len­te”) per­met­te ai cit­ta­di­ni di usu­frui­re di pre­sta­zio­ni socia­li age­vo­la­te o di ser­vi­zi di pub­bli­ca uti­li­tà a tarif­fa ridotta.

Per capi­re cosa è anda­to stor­to, biso­gna tor­na­re al tem­po in cui Maria Ceci­lia Guer­ra (Pd) ini­zia a lavo­ra­re al “nuo­vo ISEE” come sot­to­se­gre­ta­rio del Gover­no Mon­ti per poi pro­se­gui­re in veste di vice­mi­ni­stro del Gover­no Letta.

Secon­do alcu­ne dichia­ra­zio­ni dell’Onorevole Guer­ra, il “nuo­vo ISEE” non avreb­be dovu­to pesa­re sul­le finan­ze del­le per­so­ne con disa­bi­li­tà, e del­le pro­prie fami­glie, anzi, avreb­be dovu­to age­vo­la­re le pre­sta­zio­ni dei nuclei fami­glia­ri in dif­fi­col­tà (tra­mi­te un cal­co­lo del­le fran­chi­gie più equo). Qual­co­sa è anda­to stor­to e i comu­ni e le ammi­ni­stra­zio­ni loca­li non sono sta­ti in gra­do di gesti­re i ban­di di acces­so ai ser­vi­zi e/o alle pre­sta­zio­ni age­vo­la­te con il risul­ta­to che per cir­ca 400mila nuclei fami­glia­ri l’importo ISEE è risul­ta­to mol­to più alto del pre­vi­sto a disca­pi­to dei bilan­ci del­le stes­se fami­glie.

For­ti dei pro­pri dirit­ti e del­le pro­prie cer­tez­ze, alcu­ni rap­pre­sen­tan­ti ini­zia­no a pre­di­spor­re ricor­so al TAR con l’obiettivo pre­ci­so di fare in modo che nel com­pu­to ISEE non ven­ga­no con­si­de­ra­titrat­ta­men­ti assi­sten­zia­li, pre­vi­den­zia­li e inden­ni­ta­ri, inclu­se car­te di debi­to, a qua­lun­que tito­lo per­ce­pi­ti da ammi­ni­stra­zio­ni pub­bli­che e di annul­la­re il DPCM 159/2013 nel­la par­te in cui pre­ve­de un incre­men­to del­le fran­chi­gie per i soli mino­ren­ni (art. 4, let­te­ra d, n. 1, 2, 3)” .

Nono­stan­te il con­tro-ricor­so del Gover­no pro­po­sto alla fine del 2015, le sen­ten­ze di sta­to del 29 feb­bra­io 2016 han­no dato ragio­ne alle fami­glie chiu­den­do di fat­to la que­stio­ne buro­cra­ti­ca e legale.

La bat­ta­glia sem­bra quin­di vin­ta ma, ovvia­men­te, è trop­po pre­sto per can­ta­re vit­to­ria, soprat­tut­to in un Pae­se come il nostro ove buro­cra­zia e legi­sla­tu­ra coman­da­no anche il tempo.

Nel cor­so del 2015, a brac­cet­to con le sorel­le “Ansia & Atte­sa”, tra gli addet­ti ai lavo­ri cre­sce sem­pre più un for­te “caos comu­ni­ca­ti­vo” che pur­trop­po, nono­stan­te le sen­ten­ze di sta­to, tar­da a dira­dar­si a cau­sa dei pun­ti anco­ra poco chia­ri rela­ti­vi al “e ades­so cosa suc­ce­de?”. Ad esem­pio, chi si occu­pe­rà di aggior­na­re il soft­ware che pro­du­ce la Dichia­ra­zio­ne Sosti­tu­ti­va Uni­ca (DSU) da cui sca­tu­ri­sce l’ISEE? E, soprat­tut­to, in qua­li tem­pi ver­rà mes­sa in pra­ti­ca que­sta modi­fi­ca “com­pli­ca­tis­si­ma” (=toglie­re una varia­bi­le da un calcolo)?

#AiPo­ste­ri­lAr­dua­Sen­ten­za

Anno con­tri­bu­ti­vo 2016. Come per ogni anno, al fine di svol­ge­re le pro­prie atti­vi­tà ammi­ni­stra­ti­ve, i Comu­ni han­no la neces­si­tà di repe­ri­re tut­ti i docu­men­ti dei con­tri­buen­ti uti­li a rin­no­va­re e por­ta­re avan­ti, ad esem­pio, i ban­di atti­vi nel 2015.

Uno degli atte­sta­ti più impor­tan­ti in que­ste casi­sti­che è l’ISEE ovvia­men­te, pec­ca­to però che non sia anco­ra da con­si­de­rar­si buo­no poi­ché il soft­ware di cui sopra non è anco­ra sta­to mes­so a pun­to… Come anti­ci­pa­to, il pro­ble­ma “‘ISEE 2015” è sta­to risol­to legal­men­te ma ora sor­ge una nuo­va cri­ti­ci­tà (in teo­ria) mol­to più bana­le: come pre­sen­ta­re l’ISEE 2016 cor­ret­to.

Mol­te fami­glie, in atte­sa di poter pro­dur­re la DSU cor­ret­ta e defi­ni­ti­va, han­no pen­sa­to di con­se­gna­re una pri­ma “boz­za” dell’ISEE 2016 con l’augurio che il Comu­ne accet­tas­se la pre­ghie­ra di atte­sa; la richie­sta cade nel nul­la: la buro­cra­zia non vuo­le atten­de­re nul­la e nes­su­no e la “boz­za” vie­ne con­si­de­ra­ta come vali­da e uti­liz­za­ta per esa­mi­na­re i ban­di del caso. Le soglie, ovvia­men­te, ven­go­no supe­ra­te da que­sto fan­ta-ISEE e, quin­di, sia­mo da capo: la bat­ta­glia usci­ta dai tri­bu­na­li del TAR vie­ne ora com­bat­tu­ta tra i cit­ta­di­ni e i pro­pri Comu­ni che non si cura­no di qual­sia­si pro­ble­ma di cal­co­lo riman­dan­do il mit­ten­te, il cit­ta­di­no appunto.

Ci si tie­ne a pre­ci­sa­re che uno degli aspet­ti peg­gio­ri del­la vicen­da è, e pur­trop­po lo è sem­pre, rap­pre­sen­ta­to dall’ignoranza (nel sen­so lati­no) degli enti pub­bli­ci, in que­sto caso dei Comu­ni, dei CAF e, più gra­ve­men­te, del­le sedi INPS.

Diver­se le asso­cia­zio­ni che si sono mos­se con il gover­no e han­no cer­ca­to pos­si­bi­li solu­zio­ni; in par­ti­co­la­re, il neo­na­to “Comi­ta­to Nazio­na­le NO ISEE” e l’associazione “‎Coor­di­na­men­to Fami­glie Disa­bi­li Gra­vi e Gra­vis­si­mi” han­no rive­sti­to un ruo­lo mol­to influen­te in quan­to com­po­sto dai prin­ci­pa­li pro­mo­to­ri di que­sta bat­ta­glia che si sono resi dispo­ni­bi­li a con­si­glia­re e assi­ste­re chiun­que aves­se biso­gno a distri­car­si nel­la buro­cra­zia (anche tra­mi­te social network).

Pres­sa­to dal­le tan­te richie­ste di risar­ci­men­to dan­ni, la dire­zio­ne dell’INPS e lo stes­so dott. Boe­ri han­no denun­cia­to la neces­si­tà di cor­reg­ge­re que­sta situa­zio­ne pri­ma che peg­gio­ri col tem­po. Ad oggi, il Gover­no non ha tro­va­to una solu­zio­ne adat­ta anche per­ché il pro­ble­ma non è limi­ta­to al soft­ware ma alla riva­lu­ta­zio­ne di alcu­ne fran­chi­gie che potreb­be­ro addi­rit­tu­ra pena­liz­za­re le fami­glie se non cor­ret­te a dovere.

Per far fron­te a que­sta con­fu­sio­ne e per evi­ta­re richie­ste di risar­ci­men­to anche per il 2016, l’INPS è sta­ta obbli­ga­ta a tro­va­re una “top­pa”: in sostan­za, l’ISEE è pas­si­bi­le di con­te­sta­zio­ne ed è sta­to accer­ta­to che tale iter por­ta ad una cor­ret­ta pro­du­zio­ne dell’ISEE.

Pri­ma di ripor­ta­re i pas­sag­gi uti­li, è neces­sa­rio pre­met­te­re un aspet­to fon­da­men­ta­le (e scu­sa­te le ripe­ti­zio­ni): la con­te­sta­zio­ne dell’ISEE deve esse­re pre­di­spo­sta tra­mi­te lo stes­so cana­le di mes­sa a pun­to del­la DSU; in altre parole:

  1. se ci si è rivol­ti ad un ente ester­no (CAF / Patro­na­to) sarà lo stes­so, in quan­to dele­ga­to del­la per­so­na, a pre­sen­ta­re la con­te­sta­zio­ne; qua­lo­ra l’ufficio inca­ri­ca­to dell’attività non dovesse/volesse/sapesse come pro­ce­de­re in tal sen­so, è neces­sa­rio segna­la­re imme­dia­ta­men­te l’inefficienza alle ammi­ni­stra­zio­ni comu­na­li e all’INPS.
  2. se l’utente ha pro­dot­to DSU ed ISEE onli­ne sul sito INPS, la con­te­sta­zio­ne dovrà esse­re effet­tua­ta dal­la stes­sa per­so­na, di segui­to l’iter ope­ra­ti­vo da attuare:
  • dal sito del­l’INPS inps.it, nel­la sezio­ne “ser­vi­zi onli­ne” clic­ca­re “acce­di ai servizi”
  • nel menù di sini­stra, clic­ca­re su “ser­vi­zi per il cittadino”
  • inse­ri­re il codi­ce fisca­le ed il PIN del­la per­so­na interessata
  • clic­ca­re — cer­can­do­lo nel­l’e­len­co prin­ci­pa­le — su “ISEE 2015”
  • nel­la sezio­ne “gestio­ne”, clic­ca­re su “apri il fascicolo”
  • nel­la sezio­ne “ricer­ca il fasci­co­lo”, clic­ca­re su “apri il fascicolo”
  • nel­la sezio­ne “azio­ni”, clic­ca­te sul sim­bo­lo blu con la “chia­ve ingle­se”, quin­di su “con­te­sta­zio­ne”
  • cor­reg­ge­te le cifre che vole­te con­te­sta­re (met­ten­do a “0” le indennità)
  • nel menù di sini­stra, anda­te su “sot­to­scri­zio­ne” e inse­ri­te nel­lo spa­zio dedi­ca­to alle “note” una giu­sti­fi­ca­zio­ne rela­ti­va alla modi­fi­ca appor­ta­ta (es. detra­zio­ne del­le inden­ni­tà e richie­sta del­l’ap­pli­ca­zio­ne del­le fran­chi­gie mas­si­me (se maggiorenni)
  • con­fer­ma­te e sal­va­te la ricevuta

Qui tro­va­te lo stes­so iter mag­gior­men­te dettagliato.

Anche a det­ta di Ren­zi, tra­mi­te #mat­teo­ri­spon­de, la solu­zio­ne defi­ni­ti­va avreb­be dovu­to arri­va­re negli ulti­mi gior­ni e il Gover­no avreb­be dovu­to far cor­reg­ge­re il cal­co­lo tra­mi­te decreto.

Auspi­can­do che quest’ultimo venis­se redat­to per acco­glie­re le diver­se esi­gen­ze del­le fami­glie sen­za scon­ten­ta­re nes­su­no, in data 3 Mag­gio 2016 il Gover­no si ren­de nuo­va­men­te pro­ta­go­ni­sta pro­van­do a stra­vol­ge­re la Sen­ten­za del Con­si­glio di Sta­to 842: al posto di fran­chi­gie e detra­zio­ni, vie­ne intro­dot­ta una mag­gio­ra­zio­ne del­la sca­la di equi­va­len­za pari a 0,50 per tut­ti, indi­pen­den­te­men­te dal­la gra­vi­tà del­la disa­bi­li­tà.

Di segui­to due com­men­ti auto­re­vo­li e competenti:

  • Vin­cen­zo Fala­bel­la, pre­si­den­te del­la “FISH” (Fede­ra­zio­ne Ita­lia­na Supe­ra­men­to Han­di­cap): “Vie­ne esclu­so il costo del­la disa­bi­li­tà annul­lan­do e smi­nuen­do chi sostie­ne in modo docu­men­ta­to spe­se di assi­sten­za e infi­ne il siste­ma del­la mag­gio­ra­zio­ne del­la sca­la di equi­va­len­za fini­sce per pre­mia­re chi ha più red­di­ti e patri­mo­ni a sca­pi­to di chi è più pove­ro o ha mag­gio­ri spese”
  • Maria Simo­na Bel­li­ni, pre­si­den­te del “Coor­di­na­men­to Nazio­na­le Fami­glie di Disa­bi­li Gra­vi e Gra­vis­si­mi”: “Il Gover­no ha infie­ri­to sul­le per­so­ne e le fami­glie con disa­bi­li­tà con la modi­fi­ca del­l’I­SEE pur dichia­ran­do impu­ne­men­te il con­tra­rio, ha ricor­so in modo ves­sa­to­rio con­tro le sen­ten­ze del TAR, non ha rispet­ta­to la man­ca­ta sospen­si­va e quin­di l’im­me­dia­ta appli­ca­zio­ne del­le sen­ten­ze, ha igno­ra­to la defi­ni­ti­va sen­ten­za del Con­si­glio di Sta­to per oltre tre mesi… dopo tut­to ciò, ora, con un’ar­ro­gan­za che non ha pre­ce­den­ti, stra­vol­ge pro­prio que­st’ul­ti­ma sen­ten­za con un emen­da­men­to che di fat­to igno­ra bef­far­da­men­te la richie­sta del Tri­bu­na­le di rimo­du­la­re le fran­chi­gie in modo non discri­mi­na­to­rio, can­cel­lan­do­le in toto e sosti­tuen­do­le con una sca­la di equi­va­len­za ugua­le per tut­ti i livel­li disa­bi­li­tà, anco­ra più discri­mi­na­to­ria di pri­ma e che favo­ri­sce i red­di­ti più alti”.

Pro­via­mo infi­ne a guar­da­re più avan­ti nel tem­po e a sogna­re un po’: ad imma­gi­na­re un futu­ro in cui il Gover­no, nel­la fat­ti­spe­cie le poli­ti­che socia­li, si ade­gua agli stan­dard euro­pei, che si inve­sta nel­le disa­bi­li­tà attuan­do una seria poli­ti­ca di con­di­vi­sio­ne con le asso­cia­zio­ni (tut­te, non solo alcu­ne), inte­ra­gen­do con i cit­ta­di­ni e le loro famiglie.

L’Italia ha biso­gno di uno scos­so­ne dal pun­to di vista cul­tu­ra­le e d’innovazione fina­liz­za­to, anche, alla tute­la del­le fasce più debo­li. E’ sem­pre più urgen­te che nasca una socie­tà in gra­do di acco­glie­re, esse­re acces­si­bi­le e, soprat­tut­to, che non lasci indie­tro nes­su­no.

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