Prepariamo giorni migliori: ripulire il disastro lasciato dal bue che dà del cornuto a sé stesso

La cam­pa­gna refe­ren­da­ria è ormai entra­ta nel vivo, e come sem­pre acca­de, è pro­prio chi, come il bloc­co gover­na­ti­vo, accu­sa gli altri di voler per­so­na­liz­za­re il dibat­ti­to su Ren­zi per tener­lo fuo­ri dal meri­to del­la rifor­ma, a but­tar­la in cacia­ra, a per­so­na­liz­za­re, a non entra­re mai nel meri­to.

Sul cor­to­cir­cui­to del dibat­ti­to refe­ren­da­rio, sul­le mol­te men­zo­gne del fron­te del sì, sul bi-pen­sie­ro del par­ti­to del­la nazio­ne, ha scrit­to oggi sul suo blog il nostro segre­ta­rio Giu­sep­pe Civa­ti, in un post dal tito­lo “Il bue che dà del cor­nu­to a sé stes­so”.

Dice Civa­ti:

In tota­le sta­to con­fu­sio­na­le, il Pd del­le lar­ghe inte­se, il par­ti­to sedi­cen­te del­la nazio­ne e del­la «pro­fon­da sin­to­nia» del Naza­re­no, il Pd del tut­ti­den­tro, il Pd che gover­na abbrac­cia­to con Ver­di­ni (uffi­cia­liz­za­to il grup­po MaieA­la alla Came­ra, in dero­ga alle rego­le e con tota­le sprez­zo del­l’a­cro­ni­mo), il Pd che rac­co­glie espo­nen­ti già di Rifon­da­zio­ne misce­lan­do­li con tito­la­ri del mon­ti­smo, il Pd che salu­tò il gover­no Let­ta come se fos­se una rie­di­zio­ne del­l’in­te­sa Moro Ber­lin­guer (!), il Pd che ha poi sosti­tui­to Let­ta con Ren­zi per tra­sfor­ma­re un bien­nio di emer­gen­za in una inte­ra legi­sla­tu­ra basa­ta su un pat­to poli­ti­co con il ‘nuo­vo’ cen­tro­de­stra, il Pd che sta al gover­no con Alfa­no det­to Lodo, che attra­ver­sa i Loren­zin­days sen­za fare una pie­ga, che ha man­da­to via Lupi per un oro­lo­gio ma si tie­ne Stret­to il Pon­te, il Pd che ha teo­riz­za­to il tra­sver­sa­li­smo tra­sfor­mi­sta e futu­ri­sta come una ricet­ta di straor­di­na­ria saga­cia, se la pren­de con chi vote­rà No al refe­ren­dum per­ché lo schie­ra­men­to è vario. Per­ché ci sono espo­nen­ti di destra e di sinistra!

Un bloc­co di pote­re cini­co e spre­giu­di­ca­to che se la pren­de con chi non sta nel pro­prio bloc­co di pote­re. Come se que­sto schie­ra­men­to, ovvia­men­te, non dipen­des­se da come si sono schie­ra­ti loro.

Di fron­te allo sta­to con­fu­sio­na­le del bloc­co di pote­re che ci gover­na, il nostro è un mes­sag­gio chia­ro e sem­pli­ce:
pre­pa­ria­mo gior­ni miglio­ri, per­ché noi non fac­cia­mo pastic­ci e non abbia­mo inten­zio­ne di gover­na­re con il varie­ga­to fron­te del no, sap­pia­mo però che dopo il 4 dicem­bre, comun­que vada, pri­ma o poi qual­cu­no dovrà puli­re il disa­stro che il bue che dà del cor­nu­to a sé stes­so ha lascia­to, e pro­prio come per le stal­le di Augia (anche quel­lo un re tan­to spoc­chio­so quan­to pastic­cio­ne) sarà una fati­ca di Ercole.

Vota­re no, inve­ce, quel­lo non costa alcu­na fati­ca. In que­sta situa­zio­ne è la cosa più sem­pli­ce e natu­ra­le del mondo.

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