La manina e il Falso in Bilancio

ManofaNon ser­ve anda­re tan­to a ritro­so nel tem­po. Il mini­stro del­la Giu­sti­zia Orlan­do annun­cia la pron­ta appro­va­zio­ne del­la nuo­va leg­ge sul fal­so in bilan­cio “entro fine anno”. È Dicem­bre e sia­mo tut­ti indi­gna­ti per lo scan­da­lo di Roma Capi­ta­le. Orlan­do par­la di pre­ven­zio­ne con­tro que­sti cri­mi­na­li così abi­li: “è fon­da­men­ta­le rein­tro­dur­re un serio fal­so in bilan­cio, per­ché attra­ver­so la fal­si­fi­ca­zio­ne dei bilan­ci non solo si vio­la­no le rego­le del mer­ca­to, ma si crea il nero neces­sa­rio ai pro­ces­si cor­rut­ti­vi”. Tra­scor­re un mese ed ecco il mini­stro fare il suo ingres­so in com­mis­sio­ne Giu­sti­zia, al Sena­to. È il 7 Gen­na­io. Por­ta con sé un pac­chet­to di emen­da­men­ti al testo del dise­gno di Leg­ge ‘anti­cor­ru­zio­ne’ pre­sen­ta­to da Pie­tro Gras­so ad ini­zio legi­sla­tu­ra e tut­to­ra per­so nei lun­ghi rivo­li del­la trat­ta­zio­ne in sede referente.

Uno di essi è vol­to a modi­fi­ca­re il testo dell’articolo 7 rela­ti­vo alle “Modi­fi­che del­la disci­pli­na in mate­ria di fal­se comu­ni­ca­zio­ni socia­li”. Ciò che Orlan­do chia­ma il vero Fal­so in Bilan­cio pas­sa per una modi­fi­ca all’articolo 2621 del Codi­ce Civi­le, con un ina­spri­men­to del­le pene edit­ta­li, innal­za­te dagli attua­li due anni mas­si­mo, a sei anni (cin­que nel testo di Gras­so). Pec­ca­to che al com­ma tre si sia eser­ci­ta­to in un improv­vi­do copia-incol­la del testo in vigo­re, inse­ren­do le clau­so­le di non puni­bi­li­tà che nel­la ver­sio­ne di Gras­so era­no sta­te espun­te. Quel che pare cer­to è che que­sta vol­ta non si potrà dire “io non lo sape­vo”. È infat­ti lo stes­so mini­stro a descri­ve­re alla com­mis­sio­ne il con­te­nu­to del­la nor­ma: “Quan­to alle cau­se di non puni­bi­li­tà, si man­tie­ne […] la pre­vi­sio­ne del­la non puni­bi­li­tà del fat­to se le fal­si­tà o le omis­sio­ni non han­no deter­mi­na­to una alte­ra­zio­ne sen­si­bi­le del­la rap­pre­sen­ta­zio­ne del­la situa­zio­ne eco­no­mi­ca, patri­mo­nia­le o finan­zia­ria del­la socie­tà o del grup­po al qua­le essa appar­tie­ne. Si esclu­de poi la puni­bi­li­tà per il caso in cui le fal­si­tà o le omis­sio­ni deter­mi­ni­no una varia­zio­ne del risul­ta­to eco­no­mi­co di eser­ci­zio, al lor­do del­le impo­ste, non supe­rio­re al 5 per cen­to o una varia­zio­ne del patri­mo­nio net­to non supe­rio­re all’1 per cen­to”. Va da sé che, rispet­to al testo ori­gi­na­rio dell’articolo 2621 cc., non v’è trac­cia di qual­si­vo­glia pena inter­dit­ti­va, la cosid­det­ta “inca­pa­ci­tà ad eser­ci­ta­re uffi­ci diret­ti­vi pres­so qual­sia­si impre­sa” che ave­va valo­re per die­ci anni, spaz­za­ta via da Ber­lu­sco­ni e rimos­sa dal­la nostra memo­ria giuridica.

La nor­ma pro­po­sta è ambi­va­len­te, come que­sto gover­no ci ha abi­tua­to: da un lato pro­ce­de ad aumen­ta­re le pene, dall’altro esten­de o con­fer­ma aree di non puni­bi­li­tà. Una sor­ta di fran­chi­gia entro la qua­le si lega­liz­za l’illegalità. Ver­reb­be da chie­der­si per­ché que­sta nor­ma pro­prio ora. Ma la doman­da sem­bra scon­ta­ta. Ed è lo stes­so mini­stro a con­fer­ma­re tut­ti i dub­bi che sicu­ra­men­te vi ron­ze­ran­no per la testa, pro­prio men­tre leg­ge­te que­ste righe: ad Otto­bre con­fi­da­va al gior­na­li­sta d’Esposito (Il Fat­to Quo­ti­dia­no) che sarà “dif­fi­ci­le rein­tro­dur­re il rea­to fal­so in bilan­cio, anche per­ché dob­bia­mo rela­zio­nar­ci con i nostri part­ner nell’esecutivo”. Un rea­li­smo che non è sta­to più ester­na­to pub­bli­ca­men­te. Spe­cie ades­so che si cer­ca l’accordo per il voto del nuo­vo Pre­si­den­te del­la Repub­bli­ca. Insom­ma, il fat­to­re Qui­ri­na­le ha reso ina­mo­vi­bi­le la Per­so­na del­le leg­gi ad per­so­nam (come fos­se un cor­po mor­to, rigi­do e pesan­tis­si­mo). Nono­stan­te tut­to, il gover­no con­ti­nua a dise­gna­re con i fat­ti una sto­ria di sé che con­flig­ge ogni gior­no con le pro­prie mede­si­me paro­le. Poi­ché quan­do si affer­ma “Noi non fac­cia­mo né leg­gi ad per­so­nam né con­tra per­so­nam” (Ren­zi, 04/01/15), non signi­fi­ca affat­to che si inten­da modi­fi­ca­re quel­le già in essere.

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