La bandiera ammainata dell’europeista tattico

L’elezione di Donald Trump a Pre­si­den­te degli Sta­ti Uni­ti scon­quas­sa lo sce­na­rio poli­ti­co occi­den­ta­le. La ven­ta­ta di nazio­na­li­smo del miliar­da­rio new­yor­ke­se ha già con­ta­gia­to il nostro Pae­se, sem­pre pron­tis­si­mo a pri­meg­gia­re nel­le clas­si­fi­che di pro­vin­cia­li­smo.

Ecco, infat­ti, che all’indomani del­le ele­zio­ni USA il nostro pri­mo mini­stro si pre­sen­ta in diret­ta Face­book dal suo stu­dio con sul­lo sfon­do una sfil­za di ban­die­re ita­lia­ne, e nes­su­na ban­die­ra dell’Europa.

For­se è solo un caso, for­se qual­che com­mes­so ha dimen­ti­ca­to di riti­ra­re la ban­die­ra dal­la lavan­de­ria, o for­se, come dico­no, si trat­ta di un gesto deli­be­ra­to, pare su con­si­glio del suo guru del momen­to, Jim Messina.

Il pun­to è che la cosa, se non altro, è appar­sa vero­si­mi­le alla gran par­te del­la stam­pa ita­lia­na, e que­sto già dovreb­be dir­la lunga.

Ma sor­vo­lia­mo per un atti­mo sull’eleganza e sul­la rea­le effi­ca­cia di que­sto ten­ta­ti­vo, che ci appa­re alquan­to dispe­ra­to, di fare appeal a quel­la che i com­men­ta­to­ri defi­ni­sco­no atro­ce­men­te come “la pan­cia del Pae­se”.

Quel­lo che ci pia­ce­reb­be capi­re è qua­le sia la stra­te­gia di fon­do di Ren­zi rispet­to ai nostri rap­por­ti con il resto dei pae­si euro­pei e con le isti­tu­zio­ni comunitarie.

Uno degli argo­men­ti prin­ci­pe del Pre­si­den­te del Con­si­glio Mat­teo Ren­zi, infat­ti, è che la sua rifor­ma del­la Costi­tu­zio­ne ser­vi­reb­be a dare mag­gio­re auto­re­vo­lez­za all’Italia in Europa.

Ora, posto che noi ci per­met­te­rem­mo di avan­za­re dei dub­bi rispet­to al cre­di­to di auto­re­vo­lez­za che l’abolizione del CNEL o l’elezione al Sena­to di qual­che con­si­glie­re regio­na­le e di qual­che sin­da­co com­por­te­reb­be­ro, la doman­da che sor­ge spon­ta­nea è: a che gio­co stia­mo (sta­te) giocando?

L’autorevolezza in Euro­pa si acqui­si­sce toglien­do la ban­die­ra euro­pea dai pro­pri uffi­ci? Si acqui­si­sce con i con­ti­nui stra­li con­tro l’Europa dei tec­no­cra­ti che non si inte­res­sa del­le vere que­stio­ni che stan­no care agli ita­lia­ni (che a quan­to pare sono i finan­zia­men­ti in defi­cit del­le man­ce elet­to­ra­li)?

In que­sto come in altri fran­gen­ti, sem­bra piut­to­sto che le stra­te­gie del Pre­si­den­te Ren­zi stia­no mostran­do diver­se cre­pe.

Det­ta sem­pli­ce­men­te, fal­li­to il ten­ta­ti­vo di tro­va­re una spon­da oltre­ma­ni­ca con l’amato Came­ron immo­la­to­si sull’altare del­la bre­xit, fal­li­to il ten­ta­ti­vo di accre­di­tar­si come il più fede­le allea­to degli Sta­ti Uni­ti pun­tan­do tut­to su una nuo­va vit­to­ria dei demo­cra­ti­ci, ritro­va­to­si con pochi spa­zi nel con­te­sto euro­peo aven­do ina­spri­to il dia­lo­go con le can­cel­le­rie fran­ce­si e tede­sche e anco­ra di più con la Com­mis­sio­ne Euro­pa, il nostro pre­mier si ritro­va alquan­to iso­la­to, e sem­bra non sape­re più che pesci pigliare.

Come già det­to, però, quest’ultima tro­va­ta dif­fi­cil­men­te darà gran­di frut­ti: c’è già in Ita­lia chi sa gio­ca­re mol­to meglio di lui la par­ti­ta del nazio­na­li­smo e dell’anti­eu­ro­pei­smo.

Que­sto con­ti­nuo voler spa­ri­glia­re le car­te sta ritor­cen­do­si sem­pre più con­tro il gran­de comu­ni­ca­to­re, che oltre all’autorevolezza in Euro­pa, rischia di gio­car­si anche quel­la rima­sta­gli in Italia.

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