#GiornatadellaTerra: cosa è cambiato (e cosa no) in cinquant’anni

E il 2020, che anno sarà? Rimarrà solo l'anno della grande pandemia, della crisi sanitaria ed economica, o sarà l'occasione di ripensare il modo di produrre, consumare e vivere in un Pianeta limitato ed estremamente fragile (almeno quanto lo siamo noi)?

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Il 22 apri­le 1970 si cele­bra­va la pri­ma gior­na­ta del­la Ter­ra, con qua­si 20 milio­ni di mani­fe­stan­ti negli USA, per chie­de­re la tute­la del­l’am­bien­te. Un’ur­gen­za già al tem­po che, col pas­sa­re degli anni (50 ora­mai), è diven­ta­ta col­las­so cli­ma­ti­co. Allo­ra la popo­la­zio­ne mon­dia­le con­ta­va 3,7 miliar­di di per­so­ne. Un lun­go per­cor­so a tap­pe ver­so il Gol­go­ta del­l’u­ma­ni­tà. Una stra­da a sen­so uni­co che si è fat­ta via via più ripi­da e che rischia di diven­ta­re let­te­ra­men­te un muro sul qua­le schian­tar­ci appe­na un atti­mo dopo aver tar­di­va­men­te pro­va­to a ster­za­re. Par­tia­mo dal 1971 anno in cui il lupo, in Ita­lia pros­si­mo all’e­stin­zio­ne, vie­ne inse­ri­to fra le spe­cie da tute­la­re. L’an­no dopo negli USA, anche gra­zie al libro di denun­cia ‘Pri­ma­ve­ra silen­zio­sa’, vie­ne mes­so al ban­do il DDT in quan­to peri­co­lo­so per l’uo­mo, la fau­na e l’am­bien­te. Sem­pre nel 1972, il Mari­ne Mam­mal Pro­tec­tion Act tute­la bale­ne, del­fi­ni, foche e laman­ti­ni dal­la cac­cia. Ma è soprat­tut­to l’an­no in cui vie­ne pub­bli­ca­to il rap­por­to “I limi­ti del­lo svi­lup­po” a cura del Club di Roma: dove si sot­to­li­nea­no l’au­men­to incon­trol­la­to del­la popo­la­zio­ne e quel­lo dei con­su­mi che por­ta­no alla dimi­nu­zio­ne del­le risor­se natu­ra­li, all’au­men­to del­l’in­qui­na­men­to e al cam­bio cli­ma­ti­co. Rap­por­to ripre­so, ven­t’an­ni dopo, anche da Sar­to­ri e Maz­zo­le­ni ne ‘La Ter­ra scop­pia. Sovrap­po­po­la­zio­ne e svi­lup­po’. Nel 1973 vie­ne sigla­ta a Washing­ton la Con­ven­zio­ne Cites (che anno­ve­ra oggi fra i rati­fi­ca­to­ri ben 182 Sta­ti) per rego­la­men­ta­re il com­mer­cio di fau­na e flo­ra sel­va­ti­che a rischio estin­zio­ne. Si sa, insie­me ai pic­co­li pas­si fat­ti in avan­ti (sem­pre trop­po timi­di e mol­ti meno di quan­to sareb­be­ro sta­ti neces­sa­ri) ci sono sta­ti ampi arre­tra­men­ti lega­ti a disa­stri natu­ra­li e altri meno natu­ra­li, a vol­te col­po­si altre vol­te dolo­si. Così nel 1976 arri­va l’in­ci­den­te del­lo sta­bi­li­men­to chi­mi­co di Seve­so, dove miglia­ia di per­so­ne sono sta­te espo­ste a livel­li di dios­si­na record. Nel 1978 è la col­li­sio­ne del­la petro­lie­ra Amo­co Cadiz sul­le coste del­la Bre­ta­gna a cau­sa­re, con lo sver­sa­men­to di oltre 230 mila ton­nel­la­te di greg­gio in mare, uno dei disa­stri natu­ra­li più gra­vi del­la sto­ria. L’an­no seguen­te alla cen­tra­le ato­mi­ca di Three Mile Island (Penn­syl­va­nia) un inci­den­te sen­za vit­ti­me ini­zia a far cre­sce­re anche negli Sta­ti Uni­ti un sen­ti­men­to di avver­sio­ne per l’e­ner­gia nuclea­re. For­tu­na­ta­men­te il 1979 può esse­re ricor­da­to anche per la con­ven­zio­ne inter­na­zio­na­le di Gine­vra che, in segui­to all’al­lar­me lan­cia­to per i dan­ni subi­ti dal­le fore­ste a cau­sa del­le piog­ge aci­de, limi­ta le emis­sio­ni di zol­fo dal­le indu­strie, raf­fi­ne­rie e cen­tra­li ter­moe­let­tri­che (ridu­cen­do­le del 70% dal 1980) e degli ossi­di di azo­to (cala­ti del 25% fra il ’90 e gli anni 2000). Nel 1985 vie­ne intro­dot­ta in Ita­lia la leg­ge 431 (Leg­ge Galas­so) con una nor­ma­ti­va strin­gen­te a tute­la dei beni pae­sag­gi­sti­ci e ambien­ta­li. Del­lo stes­so anno è la sco­per­ta del buco del­l’o­zo­no, cau­sa­to prin­ci­pal­men­te dai clo­ro­fluo­ro­car­bu­ri, vie­ne osser­va­to l’as­so­ti­glia­men­to del­lo stra­to di O3 sul­l’An­tar­ti­de, solo due anni dopo ver­rà rati­fi­ca­to il Pro­to­col­lo di Mon­treal con il qua­le tut­te le nazio­ni si impe­gna­no a ridur­re le emis­sio­ni del­le sostan­ze che dan­neg­gia­no l’o­zo­no. Nel 1986 è isti­tui­to il NOE, il repar­to dei Cara­bi­nie­ri spe­cia­liz­za­to nel­la tute­la del­l’am­bien­te, con­tro gli abu­si edi­li­zi e l’in­qui­na­men­to. Nel 1986 c’è l’e­splo­sio­ne del reat­to­re del­la cen­tra­le ato­mi­ca di Cher­no­byl, con l’e­va­cua­zio­ne di cir­ca 2800 chi­lo­me­tri qua­dra­ti, le con­se­guen­ze sul­la popo­la­zio­ne espo­sta alla nube radioat­ti­va, che si fa sen­ti­re anche sul­le nuo­ve gene­ra­zio­ni, e le rica­du­te sul­l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca e con­se­guen­te­men­te sul­le futu­re poli­ti­che ener­ge­ti­che di tut­to il mon­do. Del 1988 si ricor­da l’i­sti­tu­zio­ne del Par­co Nazio­na­le del Pol­li­no fra Cala­bria e Basi­li­ca­ta, il più este­so dei 25 par­chi nazio­na­li d’I­ta­lia. E’ anche l’an­no in cui il cli­ma­to­lo­go del­la Nasa James Han­sen par­la al Con­gres­so USA cir­ca l’ef­fet­to dei gas ser­ra, cioè l’ef­fet­to cli­mal­te­ran­te del­l’a­ni­dri­de car­bo­ni­ca emes­sa dai com­bu­sti­bi­li fos­si­li. Nel 1989 un’al­tro disa­stro: la petro­lie­ra Exxon Val­dez per­de 42 mila litri di greg­gio in Ala­ska. Gli anni ’90 ini­zia­no in modo pro­met­ten­te: pri­ma il ban­do inter­na­zio­na­le sul com­mer­cio del­l’a­vo­rio che sal­va gli ele­fan­ti dal­l’e­stin­zio­ne, ini­zia l’in­ter per la nasci­ta del­l’a­rea pro­tet­ta del Tir­re­no fra Ita­lia, Fran­cia e Prin­ci­pa­to di Mona­co (San­tua­rio mari­no Pela­gos). Soprat­tut­to vie­ne pub­bli­ca­to il pri­mo rap­por­to del­l’I­PCC con le pro­ie­zio­ni sul­l’an­da­men­to del ‘glo­bal war­ming’. Nel 1991, alla fine del­la guer­ra del Gol­fo, l’I­raq incen­dia bel 600 poz­zi petro­li­fe­ri in Kuwait. Nel ’92 al Rio Earth Sum­mer vie­ne lan­cia­ta l’A­gen­da 21, un pia­no d’a­zio­ne per la soste­ni­bi­li­tà su sca­la loca­le e glo­ba­le. Dal 1995 cre­sce a dismi­su­ra il tas­so di defo­re­sta­zio­ne del­la fore­sta amaz­zo­ni­ca per rica­var­ne pasco­li per il bestia­me, è gran­de la richie­sta di car­ne bovi­na in un mon­do che vede cam­bia­re anche le abi­tu­di­ni ali­men­ta­ri e il Bra­si­le ne è uno dei mag­gio­ri espor­ta­to­ri. Nel ’96 negli USA si fer­ma la ven­di­ta di ben­zi­na Super impo­sto dal­l’al­lar­me sui qua­ti­ta­ti­vi di piom­bo nel san­gue, un paio d’an­ni più tar­di toc­che­rà all’UE. Il 1997 è inve­ce l’an­no del Pro­to­col­lo di Kyo­to, con il qua­le l’U­nio­ne Euro­pea più 37 nazio­ni s’im­pe­gna­no a ridur­re le emis­sio­ni di CO2 (gli USA però, all’e­po­ca pri­mi pro­dut­to­ri mon­dia­li di gas ser­ra, non rati­fi­ca­no l’ac­cor­do). Lo stes­so anno si evi­den­zia una stra­ge di anfi­bi cau­sa­ta da un fun­go (il chi­tri­de) dif­fu­so dal­l’uo­mo: i ricer­ca­to­ri han­no con­ta­to, ad oggi, l’e­stin­zio­ne di 90 spe­cie di anfi­bi a cau­sa del pato­ge­no. Ma il ’97 è anche ricor­da­to per il decre­to Ron­chi sui rifiu­ti per ridur­ne la quan­ti­tà e incen­ti­var­ne il recu­pe­ro e il rici­clo. Negli anni 2000 la Nasa docu­men­ta la rot­tu­ra del­la piat­ta­for­ma di ghiac­cio Lar­sen B in Antar­ti­de (2002), cir­ca 3250 chi­lo­me­tri qua­dra­ti di ghiac­cio, arri­va il pri­mo con­to ener­gia foto­vol­tai­co, l’in­tro­du­zio­ne di incen­ti­vi alla pro­du­zio­ne di ener­gia foto­vol­tai­ca (2005), arri­va l’ura­ga­no Katri­na che deva­sta New Orleans e cau­sa 1833 vit­ti­me (sem­pre nel 2005), esce nel 2006 il film di Al Gore ‘Una sco­mo­da veri­tà’ che vin­ce l’O­scar del miglior docu­men­ta­rio e che con­tri­bui­sce alla sen­si­bi­liz­za­zio­ne del­l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca sui cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci (anche se non por­ta a poli­ti­che con­se­guen­ti), nel­lo stes­so anno è la sin­dro­me del naso bian­co a ucci­de­re milio­ni di pipi­strel­li di varie spe­cie (anche que­sta cau­sa­ta da un fun­go), così come si ini­zia­no a regi­stra­re ‘miste­rio­se’ scom­par­se di api, in tut­to il mon­do, con il fina­le col­las­so di mol­te colo­nie (leg­ge­te una del­le ulti­me edi­zio­ni de ‘Le api’ di Alber­to Con­tes­si). Nel 2008 c’è il Pac­chet­to UE 20–20-20, la diret­ti­va euro­pea che fis­sa gli obiet­ti­vi ener­ge­ti­ci per il 2020, con la ridu­zio­ne del­le emis­sio­ni e dei con­su­mi del 20% e il rag­giun­gi­men­to del 20% come quo­ta di pro­du­zio­ne di ener­gia da fon­ti rin­no­va­bi­li. Però è nel­la secon­da deca­de del seco­lo che si regi­stra un’e­sca­la­tion dram­ma­ti­ca, dal 2010 con l’e­splo­sio­ne del­la piat­ta­for­ma petro­li­fe­ra Dee­p­wa­ter Hori­zon nel gol­fo del Mes­si­co, 11 ope­rai per­do­no la vita e 490 milio­ni di litri di greg­gio fini­sco­no in mare cau­san­do uno dei disa­stri natu­ra­li più gra­vi del­la sto­ria sta­tu­ni­ten­se. Nel 2011 un sisma al lar­go del Giap­po­ne cau­sa uno tsu­na­mi, oltre a por­ta­re mor­te e deva­sta­zio­ne pro­vo­ca la par­zia­le fusio­ne di tre reat­to­ri del­la cen­tra­le di Fuku­shi­ma, con una rile­van­te disper­sio­ne di mate­ria­le radioat­ti­vo. Il 2012 è l’an­no del­l’ura­ga­no San­dy che lascia die­tro a sé, solo a New York, dan­ni per 73 miliar­di di dol­la­ri. In set­tem­bre si la ban­chi­sa arti­ca rag­giun­ge il mini­mo sto­ri­co di esten­sio­ne. Final­men­te arri­va il 2015 con l’Ac­cor­do di Pari­gi: 195 Sta­ti pro­met­to­no di impe­gnar­si per con­te­ne­re l’au­men­to del riscal­da­men­to glo­ba­le sot­to di due gra­di cen­ti­gra­di, anche se mol­ti Pae­si pre­ve­do­no tagli alle emis­sio­ni che non per­met­te­ran­no di rag­giun­ge­re l’o­biet­ti­vo. Nel 2017, appe­na elet­to, Trump riti­ra gli USA dal­l’ac­cor­do. Nel 2016 per il cal­do si rom­pe la piat­ta­for­ma Lar­sen C. Lo stes­so anno si estin­gue il pri­mo mam­mi­fe­ro a cau­sa del cli­ma: il Melo­nys rubi­co­la, un rodi­to­re austra­lia­no. Nel 2018 la popo­la­zio­ne mon­dia­le rag­giun­ge quo­ta 7,6 miliar­di. Lo scor­so anno è sta­to quel­lo degli scio­pe­ri per il cli­ma, i Fri­days for Futu­re lan­cia­ti dal­l’at­ti­vi­sta sve­de­se Gre­ta Thun­berg, ma anche quel­lo del­lo stop alla pla­sti­ca monou­so (la diret­ti­va UE che ne vie­ta la ven­di­ta dal 2021), l’an­no degli inar­re­sta­bi­li incen­di nel­la fore­sta Amaz­zo­ni­ca, del miliar­do di ani­ma­li mor­ti negli incen­di in Austra­lia. E il 2020, che anno sarà? Rimar­rà solo l’an­no del­la gran­de pan­de­mia, del­la cri­si sani­ta­ria ed eco­no­mi­ca, o sarà l’oc­ca­sio­ne di ripen­sa­re il modo di pro­dur­re, con­su­ma­re e vive­re in un Pia­ne­ta limi­ta­to ed estre­ma­men­te fra­gi­le (alme­no quan­to lo sia­mo noi)?[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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