Nel tardo pomeriggio di venerdì 29 ottobre, il ponte di Annone di Brianza (a 10 km da Lecco) è improvvisamente crollato, sotto il peso di un autoarticolato che vi stava transitando, travolgendo e schiacciando due autovetture che stavano percorrendo in quel momento sulla Statale 36, strada molto trafficata che collega Milano con Lecco e la Valtellina.
Chi sta scrivendo in questo momento, consigliere comunale proprio ad Annone di Brianza, era passato, proprio un paio di ore prima del crollo, sotto quel ponte ed aveva notato la presenza di alcuni operai dell’ANAS che, oltre ad aver ristretto con una fila di birilli ad una sola corsia il transito, stavano ispezionando – insieme ad una pattuglia della Polizia Stradale – la campata inferiore del ponte, da cui si erano staccati alcuni calcinacci.
Dalle informazioni diffuse anche dagli organi di stampa locale e nazionale, si è appreso che il ritardo di oltre 3 ore tra la segnalazione delle anomalie e la decisione (mai arrivata) di provvedere alla chiusura del traffico veicolare, non ha certo contribuito ad evitare che, alle ore 17,30, avvenisse il disastro, che ha causato una vittima ed alcuni feriti.
Mentre gli Enti coinvolti, ANAS e Provincia di Lecco, subito dopo il disastro hanno iniziato un poco edificante rimpallo di responsabilità l’uno con l’altra, la Procura della Repubblica di Lecco ha aperto un procedimento penale per omicidio colposo e disastro colposo; tuttavia, al di là della necessità dell’accertamento delle effettive responsabilità (non si tratta di una catastrofe naturale, ma di un disastro evitabile causato probabilmente da un errore umano), ciò che rimane per ora è il cordoglio e la solidarietà per i familiari della persona deceduta sotto il peso del ponte crollato, insieme all’amarezza per una tragedia che si sarebbe potuta evitare, se solo gli Enti proprietari e gestori di quelle infrastrutture avessero effettuato prima i necessari interventi di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali.
Quel ponte, infatti, negli anni scorsi era già stato oggetto di singoli interventi di “rattoppo”, anche in seguito ad alcuni precedenti incidente (in almeno due casi, degli autoarticolati erano rimasti “incastrati” transitando sulla Statale 36 sotto il ponte di Annone, lesionandone in qualche modo la struttura portante), ma nonostante le richieste dei sindaci che pretendevano una integrale ristrutturazione strutturale del ponte (o addirittura un rifacimento dello stesso), gli Enti competenti si erano limitati ad interventi più limitati. Le ragioni, come ovvio, erano riconducibili alla cronica mancanza di fondi per interventi di manutenzione straordinaria delle infrastrutture stradali, sia in capo ad ANAS che in capo alla Provincia di Lecco.
Ciò che lascia sconcertati, tuttavia, è la lettura poco opportuna data dal Vice-Ministro ai lavori pubblici, Riccardo Nencini, il quale, intervenuto con obiettiva tempestività, già nella serata poche ore dopo il crollo, e pur avendo mostrato grande sensibilità umana e vicinanza sia alle famiglie delle vittime che alle comunità locali ed ai loro rappresentanti istituzionali, si è lasciato sfuggire una frase – riportata dagli organi di stampa, ad esempio dal Fatto Quotidiano, — che suona più o meno così: “le ragioni del crollo del ponte potrebbero essere riconducibili a carenza di manutenzione, causata dal dissesto finanziario in cui versa la Provincia, quindi è necessario votare Sì al referendum del 4 dicembre per abolire definitivamente le Province”.
Suona obiettivamente stonata la nota del Vice-Ministro, che in un simile momento di tragedia si lascia andare ad una inopportuna affermazione di pura propaganda elettorale; tra l’altro, nella concitazione del momento, forse Nencini non ricorda che la legge che ha “svuotato dall’interno” le Province, porta il nome del Ministro di cui Egli è vice.
In ogni caso, quando i ponti crollano (e non dovrebbe accadere, se si desse la priorità alla manutenzione dei ponti da 30 metri che vi sono sulle strade, anziché pensare di voler realizzare quelli di 3 chilometri sugli stretti), la colpa non è mai della Costituzione.
Marco Longoni
Comitato Resegone – Lecco Possibile