Il genocidio del popolo palestinese è il volto più evidente dell’imperialismo coloniale

Da questo deriva la visione di Israele come salvatore dei fondamenti democratici nei territori del Medio Oriente, nonostante le reiterate violazioni dei diritti umani sui cittadini palestinesi. A ciò va aggiunta la riflessione sul fatto che il gruppo colonizzatore si assume il ruolo di vittima: la madrepatria europea dei coloni è l’oppressore mentre loro perseguono pace e libertà.

C’è un filo ros­so che col­le­ga luo­ghi e tem­pi distan­ti nel­la Sto­ria come l’Irlanda, gli Sta­ti Uni­ti, l’Australia, il Sud Afri­ca e Israe­le, un filo che lo sto­ri­co suda­fri­ca­no Leo­nard Thomp­son ha defi­ni­to come “mito poli­ti­co”.

Nel suo libro The poli­ti­cal Mytho­lo­gy of Apar­theid (1985) lo sto­ri­co ana­liz­za il siste­ma suda­fri­ca­no dell’Apartheid e tra­mi­te ciò arri­va a defi­ni­re il mito poli­ti­co come quel­la “nar­ra­zio­ne del pas­sa­to atta a legit­ti­ma­re o scre­di­ta­re un siste­ma poli­ti­co”, più nar­ra­zio­ni uni­te e atte a raf­for­zar­si reci­pro­ca­men­te for­ma­no, poi, la mito­lo­gia politica.

Nel libro, Thomp­son par­la del Sud Afri­ca e dell’avvento dei cosid­det­ti afri­ka­ner, i pri­mi colo­niz­za­to­ri euro­pei bian­chi pro­ve­nien­ti dai Pae­si Bas­si. Per legit­ti­ma­re la loro pre­sen­za, infat­ti, i colo­ni affer­ma­va­no fon­da­men­tal­men­te due prin­ci­pi: pri­ma di tut­to che i popo­li afri­ca­ni fos­se­ro pre­sen­ti da poco in Sud Afri­ca e in secon­da bat­tu­ta che, data la pri­ma affer­ma­zio­ne, fos­se­ro pochi e quin­di selvaggi.

Quest’ultima affer­ma­zio­ne, ossia poche per­so­ne equi­va­le a esse­re sel­vag­gi, era sta­ta alla base del ragio­na­men­to di un altro sto­ri­co suda­fri­ca­no: Fran­cis Jen­nings. Jen­nings, che scri­ve­va nel 1975 il suo The Inva­sion of Ame­ri­cas: Indians, Colo­nia­li­sm and the Cant of Con­que­st, affer­ma­va che il mito poli­ti­co ser­vi­va a “met­te­re a tace­re gli scru­po­li mora­li cir­ca gli even­ti pas­sa­ti” e quan­to ripor­ta­to sopra era uti­le a ciò.

Assie­me a lui, anche Robert Ber­kho­fer giun­se alla stes­sa con­clu­sio­ne: “L’immagine del sel­vag­gio ser­ve a razio­na­liz­za­re la con­qui­sta europea”.

Sia Jen­nings che Ber­kho­fer ragio­na­va­no sul­la colo­niz­za­zio­ne del­le Ame­ri­che, ma è evi­den­te come que­sto pen­sie­ro pos­sa esse­re appli­ca­to anche in altri con­te­sti, in par­ti­co­la­re in quel­lo pale­sti­ne­se. Sarà Edward Said che facen­do rife­ri­men­to a que­sti stu­di, infat­ti, nel suo The Que­stion of Pale­sti­ne del 1979 chia­mò “epi­ste­mo­lo­gia mora­le dell’imperialismo” quel­lo che potrem­mo defi­ni­re come l’inesistente limi­te mora­le dei colo­niz­za­to­ri che ini­zia­va, secon­do lo scrit­to­re, già con quell’azione defi­ni­ta “annien­ta­men­to del­la cono­scen­za”, ossia la can­cel­la­zio­ne del­la Sto­ria dei popo­li indi­ge­ni dal­le sto­rie uffi­cia­li dei Pae­si nati dall’Imperialismo, come ad esem­pio Israe­le e gli Sta­ti Uni­ti stessi.

Una defi­ni­zio­ne di ciò mol­to “poe­ti­ca” vie­ne da Paul Car­ter che scris­se che i popo­li nati­vi, que­sta vol­ta rife­ri­to agli abo­ri­ge­ni austra­lia­ni, era­no spes­so trat­ta­ti alla stre­gua del­la flo­ra e del­la fau­na e quin­di “con­se­gna­ti alla cate­go­ria del­le infor­ma­zio­ni gene­ra­li […] che abi­ta­no il degno dell’eccetera”.

Tut­to que­sto ci met­te davan­ti alla deu­ma­niz­za­zio­ne com­ple­ta dei Pale­sti­ne­si che il Sio­ni­smo sta com­pien­do quo­ti­dia­na­men­te tra­mi­te infor­ma­zio­ni fal­sa­te, nar­ra­zio­ni volu­ta­men­te pro­pa­gan­di­sti­che e, aggiun­go, anche neces­sa­ria­men­te tali per riu­sci­re ad uni­re l’opinione pub­bli­ca. Come scri­ve­va Fran­tz Fan­ton, “Il colo­nia­li­sta […] arri­va al pun­to di non riu­sci­re più a imma­gi­na­re che ci sia sta­to un tem­po sen­za di lui. La sua irru­zio­ne nel­la sto­ria del popo­lo colo­niz­za­to è idea­liz­za­ta, tra­sfor­ma­ta in una neces­si­tà assoluta”.

Da que­sto deri­va la visio­ne di Israe­le come sal­va­to­re dei fon­da­men­ti demo­cra­ti­ci nei ter­ri­to­ri del Medio Orien­te, nono­stan­te le rei­te­ra­te vio­la­zio­ni dei dirit­ti uma­ni sui cit­ta­di­ni pale­sti­ne­si. A ciò va aggiun­ta la rifles­sio­ne di Said sul fat­to che il grup­po colo­niz­za­to­re si assu­me il ruo­lo di vit­ti­ma: la madre­pa­tria euro­pea dei colo­ni è l’oppressore men­tre loro per­se­guo­no pace e libertà.

Ora, legan­do tut­to que­sto ragio­na­men­to alla pro­pa­gan­da sio­ni­sta e let­ta all’interno del­la que­stio­ne del geno­ci­dio pale­sti­ne­se, capia­mo come que­sto filo ros­so non sia nient’altro che il vol­to più evi­den­te dell’imperialismo colo­nia­le.

Tho­mas Predieri

(Su www.possibile.com/unafirmaper puoi fir­ma­re la peti­zio­ne per chie­de­re che Ita­lia-Israe­le, in pro­gram­ma il 14 otto­bre a Udi­ne, non ven­ga disputata.)

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