
No a italia-israele: la partita non deve essere giocata
A Udine il prossimo 14 ottobre è prevista una partita di calcio tra le nazionali di Italia e Israele, valida per le qualificazioni ai Mondiali di Calcio 2026.
Ciò in violazione ai regolamenti FIFA, in base ai quali l’Israel Football Association deve essere esclusa per violazione dal 1998 dell’art. 64 (ex 72) per aver incorporato club calcistici situati in insediamenti illegali.
Nel frattempo, il conto delle vittime uccise in Palestina continua a salire. Gaza è ridotta in macerie. Israele apre il fuoco sulle persone in fila per il cibo e impedisce la distribuzione degli aiuti umanitari affamando la popolazione. E intanto proseguono i piani di occupazione, tracciando la strada per il futuro.
La solidarietà al popolo palestinese e la denuncia di ciò che Israele sta commettendo sotto gli occhi del mondo è sempre più ampia, arrivando ora anche da chi finora aveva sempre taciuto o giustificato l’operato di Israele.
Come può disputarsi questa partita di calcio in queste condizioni? Non è solo sport: non lo era nel 2022 quando, quattro giorni dopo l’invasione militare del territorio ucraino, FIFA e UEFA hanno escluso la nazionale e le squadre di calcio russe dalle proprie competizioni, non lo è quando chiediamo di non disputare le grandi competizioni internazionali in Paesi in cui i diritti umani vengono sistematicamente violati. Di fronte a eventi bellici e violazioni del diritto internazionale, di fronte alla propaganda che la nazionale di uno Stato come Israele incarna, lo sport non può voltarsi dall’altra parte, come se niente fosse.
Delle 60.000 vittime palestinesi identificate, 635 erano atlete e atleti: l’ultimo in ordine di tempo, il 6 agosto, è stato proprio un calciatore, Suleiman Obeid, che era soprannominato “il Pelé della Palestina”, ucciso mentre aspettava la distribuzione degli aiuti umanitari. Giocare Italia-Israele è un affronto alla memoria delle vittime, e a chiunque abbia a cuore lo sport e il valore della vita umana.