[vc_row][vc_column][vc_column_text]Il comune di Catania nella persona dell’assessora alla Cultura Barbara Mirabella ha nelle ultime ore lanciato con invidiabile entusiasmo l’iniziativa “#PlateaComune”, un ricco programma di “eventi live, chiacchierate culturali, musica jazz, pop, folk, classica alle fiabe raccontate dagli attori la mattina presto, alle lezioni di storia dell’arte sui pezzi delle nostre collezioni civiche, il balletto classico, la pittura, al dj set a tarda sera”, sottolineando come in questi momenti difficili “sia necessario nutrirsi di bellezza, di arte, di cultura”, mettendo a disposizione del pubblico “l’incontenibile energia positiva che solo l’arte e la cultura sanno sprigionare”.
Insomma una call per artiste e artisti (eterne, eterni spensierati giullari bohémien) che durante il lockdown mettano la propria arte a servizio della città senza pretendere alcun tipo di compenso. Probabilmente Mirabella si sarà ispirata agli eventi televisivi che han visto grandi nomi della musica esibirsi live cam per il pubblico chiuso in casa, nomi che però sono solo una minuscola parte di grandi privilegiati del settore.
Tutto molto bello e pieno di sentimenti, peccato che la realtà giù dall’Olimpo sia un’altra e fatta di sistematici precariato e sfruttamento. Chi si occupa di cose apparentemente leggere come arte e intrattenimento non lo fa per “missione umanitaria” (per quanto finisca per crederlo) ma mette a disposizione del pubblico la propria professionalità, frutto di anni di studio. Si tratta di lavoro.
Ciò che sfugge all’entusiasmo dell’assessora (e ahimè è una lacuna culturalmente diffusa in tutta la società italiana) è che coloro che si occupano di arte o spettacolo siano di fatto lavoratrici e lavoratori, nella stragrande maggioranza precarie e precari che come tutti nell’emergenza da covid-19 stanno a casa chiedendosi come (e se) potranno pagare le scadenze o sfamare le proprie famiglie. A Mirabella sfugge che le artiste e gli artisti in questione stiano aspettando di ricevere il modesto bonus da €600 del governo, quella piccola parte che ha avuto la fortuna di sviluppare i requisiti per richiederlo.
Perché lavoratrici e lavoratori dello spettacolo vivono nel precariato da sempre e solo una piccolissima parte del totale è assunta a tempo indeterminato e quindi in possibilità di far valere i propri diritti; un’altra lavora con cooperative o costretta ad aprire partita IVA, mascherando un lavoro subordinato a discapito di diritti e protezioni. Ma per la maggior parte di loro le scritture sono quelle temporanee o delle tournée, purtroppo a volte anche di poche settimane o giorni. Le tutele previste dal contratto nazionale spesso vengono ignorate (prove pagate, straordinari, diarie, rimborsi…) generando anche una guerra tra coloro che lavorano nel settore in quanto ricattabili, e una conseguente svendita del proprio lavoro al ribasso diminuendo ancor più paghe e diritti per tutte e tutti; chi tende a far valere i propri diritti viene sovente allontanato e messo in condizione di non lavorare.
Con queste premesse anche un diffuso bacino di lavoro in nero non è difficile da immaginare, finanche fra i teatri più importanti nonché fruitori di finanziamenti.
Ad occuparsi del precariato nello spettacolo ultimamente anche il nuovo dipartimento artiste e artisti della Slc-Cgil, che in passato ha già denunciato come in città un’alta percentuale di chi lavora nel settore culturale viva già sotto la soglia di povertà, in alcuni casi costretta a rivolgersi alla Caritas per il sostentamento giornaliero.
La strada per loro è istituire un osservatorio locale che possa seguire l’applicazione del contratto nazionale e il rispetto della dignità di lavoratrici e lavoratori, monitorando l’offerta del lavoro e il versamento dei contributi che se negato impedisce loro l’accesso al trattamento di disoccupazione e ai bonus di emergenza.
Le risposte da parte delle artiste e degli artisti catanesi alla proposta di Mirabella non si sono fatte attendere, e in maniera virale hanno postato sui loro canali social il seguente messaggio di protesta:
“Trovo profondamente inopportuno che l’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania proponga ai lavoratori del settore dello spettacolo, che in questo momento vivono una situazione difficilissima, di fare spettacolini gratis, dimostrando così “l’incontenibile energia positiva che solo l’arte e la cultura sanno sprigionare”. Parole queste a dir poco offensive visto la considerazione che hanno avuto e hanno di questa categoria professionale.”
Che l’arte sia fondamentale per l’uomo lo stiamo testimoniando in questi giorni di lockdown, come faremmo senza libri, musica, film… ?
Ma bisogna mettere fine al detto “di arte non si mangia” e imparare a tutelare lavoratrici e lavoratori del settore che tanto danno alla nostra città e al nostro paese.
Pertanto come Possibile Catania invitiamo l’assessora Mirabella ad accantonare eventi social smart come #PlateaComune e a prodigarsi invece per attivare in città una volta per tutte gli interventi strutturali necessari affinché vengano davvero garantite tutele ad artiste e artisti, e al loro lavoro.
Perché sì, “è necessario nutrirsi di bellezza, di arte, di cultura” ma non solo durante un’emergenza pandemica o sfruttando le professionalità del settore.
Salvatore Barbagallo
Possibile Catania[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]