reddito

Reddito di esclusione

Più che di inclu­sio­ne la poli­ti­ca del gover­no Gen­ti­lo­ni (anche qui in per­fet­ta con­ti­nui­tà con il gover­no Ren­zi) è tut­ta vol­ta a esclu­de­re e pena­liz­za­re le fasce più bas­se di red­di­to, per giun­ta con la bef­fa di una pic­co­la rega­lia (in fon­do non dis­si­mi­le dal­la social card di Tre­mon­ti) con la mano sini­stra, men­te con la destra (mol­to più alle­na­ta) pro­se­gue imper­ter­ri­to con i tagli indi­scri­mi­na­ti e con i favo­ri ai più ricchi.

Divari di reddito: la mobilitazione che arriva dalla Francia

Ci sono respon­sa­bi­li­tà diver­se tra i diver­si ruo­li che si rico­pro­no nel­la stes­sa azien­da, si dirà, ed è giu­sto che ci sia­no dif­fe­ren­ze di retri­bu­zio­ne. Cer­ta­men­te è così ed è giu­sto che sia così, fin­ché le dif­fe­ren­ze non si amplia­no tan­to da con­fi­gu­ra­re vere e pro­prie ingiu­sti­zie socia­li, del tut­to inspie­ga­bi­li anche adot­tan­do gli stru­men­ti inter­pre­ta­ti­vi del­la miglio­re tra­di­zio­ne liberale.

L’uguaglianza ai tempi della Renzinomics

L’economia glo­ba­le mostra segna­li di ral­len­ta­men­to. Nel frat­tem­po, il gover­no per­se­ve­ra nell’attuazione di un pro­gram­ma fisca­le ispi­ra­to ad un mero cal­co­lo di gestio­ne del con­sen­so, ponen­do le basi per acui­re le dise­gua­glian­ze e rica­van­do risul­ta­ti risi­bi­li sul pia­no del­la cre­sci­ta economica.