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Se ci spaventa di più la plastic tax che l’emergenza climatica

La tas­sa sul­la pla­sti­ca sta­bi­li­sce il prin­ci­pio “chi inqui­na paga”. È sacro­san­to che la col­let­ti­vi­tà ven­ga par­zial­men­te com­pen­sa­ta dei dan­ni impo­sti dal con­su­mi­smo sfre­na­to e del­la men­ta­li­tà usa-e-get­ta di set­to­ri pri­va­ti, che non han­no cer­to la salu­te del pia­ne­ta né quel­la pub­bli­ca come prin­ci­pio cardine. 

Il costo sociale della plastica

Il costo ambien­ta­le del­la pla­sti­ca è ampia­men­te noto: iso­le di rifiu­ti in mez­zo agli ocea­ni, disca­ri­che col­me di imbal­lag­gi indi­strut­ti­bi­li. Il costo socia­le del­la pla­sti­ca è inve­ce dif­fi­cil­men­te deter­mi­na­bi­le per­ché ha a che fare con una ristrut­tu­ra­zio­ne inte­ra del set­to­re degli imbal­lag­gi, ove la pla­sti­ca tro­va il suo prin­ci­pa­le impie­go, che non è anco­ra chia­ra­men­te deli­nea­ta nei suoi impat­ti più profondi.

Uova di Pasqua senza plastica: una sfida alla Ferrero

Il nostro pia­ne­ta è sot­to attac­co. Noi sem­pli­ci con­su­ma­to­ri e con­su­ma­tri­ci pos­sia­mo fare scel­te con­sa­pe­vo­li e adot­ta­re sti­li di vita più eco­so­ste­ni­bi­li, ma da soli non riu­sci­re­mo mai a sal­va­re la Ter­ra. È com­pi­to del­le azien­de segui­re il nostro stes­so per­cor­so e risol­ve­re il pro­ble­ma alla radi­ce. È neces­sa­rio ren­de­re non solo la pro­du­zio­ne, ma anche i pro­dot­ti com­pa­ti­bi­li con le esi­gen­ze del­la Terra.