Riposa in pace, caro fratello Sacko

Riposa in pace, caro fratello Sacko. Non vorrei mai vivere in un paese in cui qualcuno si sentisse libero di sparare ad un’altra persona indifesa, considerandola un’intrusa. Ma evidentemente accettando che venga ridotta in schiavitù e sfruttata dalle agromafie nostrane. 

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Ripo­sa in pace, caro fra­tel­lo Sac­ko. Non vor­rei mai vive­re in un pae­se in cui qual­cu­no si sen­tis­se libe­ro di spa­ra­re ad un’altra per­so­na indi­fe­sa, con­si­de­ran­do­la un’intrusa. Ma evi­den­te­men­te accet­tan­do che ven­ga ridot­ta in schia­vi­tù e sfrut­ta­ta dal­le agro­ma­fie nostrane.

Sgra­ne­rei gli occhi se vedes­si una regio­ne, la stes­sa di cui è ori­gi­na­rio l’ex mini­stro dell’Interno, in cui si tol­le­ra che esse­ri uma­ni viva­no nel­le barac­co­po­li in con­di­zio­ni disu­ma­ne, a due pas­si dai cam­pi dove vie­ne sfrut­ta­ta la loro mano­do­pe­ra. Alla luce del sole e sot­to gli occhi di tut­ti, altro­ché clandestini.

E mi pre­oc­cu­pe­rei se le pri­me paro­le del nuo­vo mini­stro dell’Interno («fini­ta la pac­chia!»… Ma qua­le pac­chia?) inco­rag­gias­se­ro con argo­men­ti raz­zi­sti quel­la cul­tu­ra del­la discri­mi­na­zio­ne che (ras)sicura i malintenzionati.

Sareb­be sin­go­la­re un pae­se in cui il prin­ci­pa­le fat­to­re di insi­cu­rez­za fos­se il mini­stro dell’Interno.

Ma sono (in)sicuro che non sarà così.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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