emiliano

Perché non si può stare con chi fabbrica le tessere e trucca i congressi

Chi di noi vie­ne dal Par­ti­to Demo­cra­ti­co ha già vis­su­to la situa­zio­ne che si sta ripe­ten­do in que­sti gior­ni, dai casi del­le tes­se­re paga­te a Napo­li nel­la tra­di­zio­ne del voto di scam­bio alle ulti­me noti­zie pro­ve­nien­ti dal­la Puglia, con sospet­ti di inqui­na­men­to e accu­se mol­to pesan­ti. Suc­ces­se­ro le stes­se cose nel 2013, nel 2009 e insom­ma a quan­to pare suc­ce­do­no sempre.

Il tutto e il nulla

Se tut­to è cal­co­lo fin dal­l’i­ni­zio, e si tra­scu­ra­no le que­stio­ni di fon­do, la sostan­za del­le pro­po­ste, le pro­mes­se man­ca­te, il cal­co­lo si rove­scia imme­dia­ta­men­te. È suc­ces­so in Fran­cia: Valls, una del­le cami­cie bian­che del­la ker­mes­se ren­zia­na di qual­che tem­po fa, ha per­so, ben­ché si pre­sen­tas­se come quel­lo più in gra­do di vin­ce­re, di par­la­re al cen­tro, di tene­re quel­la ragio­ne­vo­le ambi­gui­tà che con­sen­te di fare all’ap­pel­lo ai voti uti­li. Solo che non sono uti­li, e lo han­no già dimo­stra­to negli anni di gover­no del­le cami­cie bian­che. E rischia­no di non esser­ci nem­me­no i voti.