Abbiamo avuto modo di ascoltare le parole della Ministra Roccella sui Viaggi della Memoria, ridotti nella sua narrazione a semplici “Gite ad Auschwitz”. Evidentemente la Ministra non ha mai partecipato ad uno di essi, perché altrimenti saprebbe che le società storiche, che si occupano della formazione degli studenti e delle studentesse prima del viaggio, si soffermano sempre sulla storia dell’antisemitismo in Europa e di come si sia arrivati a considerarlo un pilastro fondante in alcune ideologie politiche. Esattamente Ministra, perché per il Nazismo prima, e per il Fascismo poi, adeguandosi alla volontà dell’alleato, l’antisemitismo era una base importante per mantenere il potere.
Al contempo, forse, la Ministra nasconde dietro l’accusa di odio religioso (antisemitismo) la volontà di censurare la critica all’agire politico di uno Stato nazionalista (antisionismo) come previsto dal DDL 1627, un’equiparazione e una pulizia della coscienza inaccettabile. Già, perché a firmare le Leggi Razziali, vorremmo ricordare, non furono Pertini o Gramsci, ma personaggi come Almirante il quale scriveva: “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza”. Nello stesso articolo, uscito nel 1942, parlava degli ebrei come persone che simulavano l’essere italiani e che andavano ricercati perché avevano avuto l’ardire di mischiarsi, come i meticci, con il sangue italiano. I Viaggi della Memoria servono a questo, a capire la Storia, a non ripeterla, ad ammettere che in Italia l’odio razziale verso gli ebrei è esistito soprattutto sotto il fascismo che lo vedeva come un’estensione della lotta al comunismo militante, seguendo così le teorie naziste.
Proprio per questo, nella giornata di ieri, il gruppo “Verdi e Possibile” ha presentato un OdG urgente a firma del nostro consigliere Alessandro Miglioli in cui si chiedeva di prendere le distanze dalle affermazioni della Ministra. La Storia è una materia delicata che va capita e non abusata per lanciare la palla da una parte all’altra del campo politico o per ripulire la propria memoria storica fondata sulla violenza e sull’odio.