QUADERNI

Sem­bra stra­no, ma nes­su­no lo dice con chia­rez­za. Sia­mo in guer­ra. Allea­ti con gli Sta­ti Uni­ti, con­tro l’I­sis in Libia, a 300 km dal­le nostre coste. Sia­mo in guer­ra a segui­to di una dichia­ra­zio­ne uni­la­te­ra­le, arri­va­ta diret­ta­men­te dal­la Casa Bianca. 
Fiu­ta­ta la pre­da, al Nuo­vo cen­tro destra non deve esser par­so vero poter­la affer­ra­re, azzan­nar­la e strin­ger­la così facil­men­te, qua­si affon­dan­do, pic­co­la lama con­tor­ta, nel bur­ro cal­do del cor­pac­cio­ne del Par­ti­to democratico. 
Vor­rem­mo che fos­se la nostra cam­pa­gna elet­to­ra­le per il 2016, in cui sia can­di­da­ta l’U­gua­glian­za, paro­la scom­par­sa dal les­si­co poli­ti­co per trop­pi anni e ora ritor­na­ta con for­za e con dram­ma­ti­ci­tà nel­la vita di mol­ti, qua­si tutti. 
Dico­no Ren­zi e i suoi difen­so­ri: il Pd non ha vin­to le ele­zio­ni, non ha la mag­gio­ran­za, per que­sto non si rie­sce ad appro­va­re la leg­ge sul­le unio­ni civi­li così com’è e ser­ve il com­pro­mes­so con Alfa­no. Ma è pro­prio così? 
All’interno del per­cor­so che stia­mo dedi­can­do al recu­pe­ro ali­men­ta­re e all’alimentazione, abbia­mo inter­vi­sta­to Pie­tro Pari­si, chef di fama inter­na­zio­na­le, che ha deci­so di tor­na­re alla sua ter­ra e di sfi­da­re chi dice che nul­la può cambiare. 
Le paro­le del pre­mier Mat­teo Ren­zi, pro­nun­cia­te il 29 novem­bre 2013, a favo­re del­la ste­p­child adoption. 
Pos­si­bi­le con­ti­nua a esse­re auten­ti­ca­men­te alter­na­ti­vo a que­sta mag­gio­ran­za di gover­no. Con l’uguaglianza come obiet­ti­vo, la coe­ren­za come pras­si quo­ti­dia­na e il rispet­to ver­so le per­so­ne come pri­mo pun­to del pro­gram­ma di gover­no. Con la tes­se­ra 2016 pro­se­guia­mo su que­sto per­cor­so tracciato. 
Ora toc­ca ai soste­ni­to­ri dei dirit­ti civi­li. Che non pen­sa­va­no di fare la fine del­le inse­gna­ti, degli ambien­ta­li­sti, dei lavo­ra­to­ri più sin­da­ca­liz­za­ti. E si arrab­bia­no un casi­no e si dico­no sor­pre­si e non si capa­ci­ta­no. E inve­ce è così, è una matri­ce: lar­ghe inte­se, cen­tri­smo, ipo­cri­sia, dop­pio gio­co. Chi saran­no i prossimi? 
L’ap­pel­lo scrit­to dai par­la­men­ta­ri di Pos­si­bi­le e indi­riz­za­to a tut­ti i Depu­ta­ti e a tut­ti i Sena­to­ri, per can­di­da­re Lam­pe­du­sa e Lesbo al pre­mio Nobel per la pace. 
Per inter­ve­ni­re alla radi­ce del pro­ble­ma abbia­mo depo­si­ta­to una pro­po­sta di leg­ge che mira alla pie­na appli­ca­zio­ne del­la leg­ge 194, inter­ve­nen­do per­ciò diret­ta­men­te sul­le cau­se, assi­cu­ran­do che tut­ti gli enti ospe­da­lie­ri e tut­te le case di cura auto­riz­za­te sia­no poste nel­le con­di­zio­ni di garan­ti­re quan­to pre­scrit­to dal­la leg­ge, disin­ne­scan­do le con­se­guen­ze che — in mol­te strut­tu­re — ha l’o­bie­zio­ne di coscienza. 
San­ders par­ti­va con uno svan­tag­gio abis­sa­le. Ha pareg­gia­to in Iowa e stra­vin­to in New Hamp­shi­re. In Neva­da sta supe­ran­do la Clin­ton gua­da­gnan­do ogni gior­no qual­che deci­mo. E’ popo­la­ris­si­mo tra i “mil­len­nials”, i ragaz­zi nati negli anni Ottan­ta e Novan­ta, in bar­ba alle pre­sun­te rego­le per cui per pia­ce­re ai gio­va­ni biso­gna esse­re gio­va­ni. Ber­nie ha fat­to capi­re al mon­do che quel che con­ta non è l’età: sono le idee, è la squa­dra, e soprat­tut­to è ope­ra­re una rivo­lu­zio­ne vera. 
La situa­zio­ne in Yemen è esplo­si­va, soprat­tut­to da quan­do la coa­li­zio­ne gui­da­ta dall’Arabia Sau­di­ta (sen­za alcun man­da­to o coper­tu­ra del­la comu­ni­tà inter­na­zio­na­le) ha deci­so di pro­ce­de­re a bom­bar­da­men­ti su cit­tà e vil­lag­gi. Si par­la di oltre 20.000 mor­ti (tra cui diver­se cen­ti­na­ia bam­bi­ni) e di oltre l’80% del­la popo­la­zio­ne sen­za acces­so ai ser­vi­zi essen­zia­li. Sen­za dimen­ti­ca­re i bom­bar­da­men­ti sugli ospedali. 
In tota­le, i nuo­vi con­trat­ti atti­va­ti nel 2015 sono cir­ca 186 mila: in pra­ti­ca, il costo di ogni nuo­vo posto di lavo­ro in più è sta­to di 24 mila euro di incentivi. 
Un’im­ma­gi­ne ha segna­to que­sta nostra epo­ca fra­gi­le, in bili­co tra dolo­re e spe­ran­za. Quel­la del pic­co­lo Aylan Kur­di, col suo cor­pi­ci­no diste­so a pan­cia in giù sul­la sab­bia, con la magliet­ta ros­sa e i pan­ta­lon­ci­ni zup­pi di acqua. Tut­ti abbia­mo pian­to, ci sia­mo indi­gna­ti, poi il tem­po ci ha come anestetizzati. 
La Leg­ge regio­na­le cam­pa­na n.15/2015 rior­di­na il Ser­vi­zio Idri­co Inte­gra­to e disat­ten­de pale­se­men­te l’esito refe­ren­da­rio del 2011 con cui 27 milio­ni di Ita­lia­ni si sono espres­si a favo­re del­la gestio­ne pub­bli­ca del ser­vi­zio, rico­no­scen­do l’acqua come bene comune.