
Di una democrazia senza partecipazione dei cittadini non ce ne facciamo nulla. Ecco perché la partecipazione anche diretta dei cittadini è da sempre al centro della nostra proposta politica. La firma digitale rientra tra le numerose proposte avanzate da Pertici e Civati oramai più di due anni fa, sia attraverso atti parlamentari che attraverso “Appartiene al popolo” (Melampo).
Si torna a parlare oggi, anche attraverso un appello dei Radicali, di una delle proposte che abbiamo avanzato da tempo: la firma digitale per proporre referendum e leggi di iniziativa popolare.
La partecipazione, anche attraverso gli istituti di democrazia diretta, è infatti un nostro pallino, che sta al centro di un piccolo libro dal titolo molto indicativo “Appartiene al popolo”, che avevamo scritto nel 2014 (per i tipi di Melampo).
Qui, nel ridisegnare gli istituti di democrazia diretta e partecipativa, a partire dai referendum e dalle leggi di iniziativa popolare, avevamo messo in campo alcune proposte alle quali dare seguito con legge costituzionale e con legge ordinaria.
- per i referendum abrogativi, l’abbassamento del quorum alla maggioranza dei votanti nelle ultime elezioni per la Camera dei deputati;
- per le leggi di iniziativa popolare, la necessità di arrivare entro dodici mesi dalla presentazione alla votazione finale, che sarebbe altrimenti stata sostituita da un voto popolare espresso attraverso un referendum (secondo quella che era già stata una proposta di Mortati).
In questa stessa proposta si prevedeva anche, sia per i referendum che per le leggi di iniziativa popolare, che la legge stabilisse modalità per “favorire” la raccolta delle sottoscrizioni. Questo certamente dovrebbe avvenire rivedendo la questione degli autenticatori, ma anche e soprattutto – come specificamente indica la nostra proposta ed è spiegato nel già ricordato “Appartiene al popolo” – prevedendo la sottoscrizione anche per via elettronica. Come avviene già per l’iniziativa dei cittadini europei prevista dal Trattato di Lisbona, anche in Italia.