Dicembre 2016

Costruire collettività con l’energia, facendo politica: una nuova politica #primadeldiluvio

Ciò che ser­ve è una vera libe­ra­liz­za­zio­ne dal bas­so, che con­sen­ta ai cit­ta­di­ni d’or­ga­niz­zar­si, sem­pre dal bas­so, e di pro­dur­re, gesti­re e con­su­ma­re la pro­pria ener­gia. Oltre­tut­to rispar­mian­do. Man­ca poi una visio­ne poli­ti­ca che par­ten­do dal­l’e­ner­gia pas­si, poi, alla mobi­li­tà, ai ser­vi­zi, al wel­fa­re, al lavo­ro. Pro­du­cen­do valo­re dai cit­ta­di­ni, ver­so i cit­ta­di­ni e per i cittadini.

Al fianco di Mimmo Lucano

In nes­su­na del­le tan­te occa­sio­ni di con­fron­to è sta­ta pre­sen­te l’ombra del sospet­to nell’operato di Luca­no. Una per­so­na così è quel­la che è, non ci pare­va e non ci pare pos­si­bi­le che un oriz­zon­te vasto come quel­lo pro­po­sto dal Sin­da­co di Ria­ce potes­se con­te­ne­re le indu­strie inqui­nan­ti del­la cor­ru­zio­ne, del malaf­fa­re, del­la com­bi­ne ammi­ni­stra­ti­va. Bas­sez­ze e siste­mi di lucro com­ple­ta­men­te assen­ti nel siste­ma di vita e nel­la pro­ie­zio­ne dell’immagine di Dome­ni­co Lucano.

Terremoto, Matarrelli: «Urgente intervenire sulla rimozione delle macerie e sul decoro dei cimiteri. Portiamo Amatrice all’interno delle Isituzioni»

Visi­ta­re Ama­tri­ce e gli abi­tan­ti dei luo­ghi mag­gior­men­te col­pi­ti dal ter­re­mo­to del­lo scor­so ago­sto ci ha dato la pos­si­bi­li­tà di ascol­ta­re e capi­re da loro qua­li sono i pro­ble­mi e le urgen­ze che le isti­tu­zio­ni devo­no impe­gnar­si imme­dia­ta­men­te a risol­ve­re. Sen­za reto­ri­ca e sen­za fare pas­se­rel­le, accom­pa­gnan­do il sin­da­co di Ama­tri­ce, è emer­sa la neces­si­tà di inter­ve­ni­re su alcu­ni fron­ti e con­vo­glia­re le risor­se su pro­get­ti specifici.

Di bufale Facebook e post-truth, pagliuzze e travi

Si fa ulti­ma­men­te un gran par­la­re del­le bufa­le onli­ne, e di come (più o meno scien­te­men­te) que­ste pos­sa­no influen­za­re l’opi­nio­ne pub­bli­ca. C’è chi si spin­ge a far­ne un pro­ble­ma di demo­cra­zia e rite­ne­re i colos­si come Face­book e Goo­gle diret­ta­men­te respon­sa­bi­li del­le infor­ma­zio­ni e dei con­te­nu­ti vei­co­la­ti tra­mi­te le loro piat­ta­for­me. Una discus­sio­ne che investe …

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I rifugiati ambientali, in America, nel 1936

La cate­go­ria dei “rifu­gia­ti ambien­ta­li” gene­ra l’i­ro­nia di mol­ti, eppu­re ne par­la­va John Stein­beck già ottan­t’an­ni fa, rife­ren­do­si alle per­so­ne che, a cau­sa del­le tem­pe­ste di sab­bia, ave­va­no dovu­to abban­do­na­re i cam­pi degli Sta­ti cen­tra­li per recar­si in California.

Una politica a misura di bambino

Esi­sto­no già pro­get­ti che si muo­vo­no in que­sto sen­so: se ne occu­pa l’Unicef, pri­ma di tut­ti, attra­ver­so la pro­mo­zio­ne del­le “Cit­tà ami­che del­le bam­bi­ne e dei bam­bi­ni”. Il ten­ta­ti­vo è quel­lo, costan­te, di ren­de­re con­cre­ta la Con­ven­zio­ne Onu del 1989 sui dirit­ti dell’infanzia, che rap­pre­sen­ta anco­ra oggi la sfi­da degli Sta­ti e degli enti loca­li a rico­no­sce­re i bam­bi­ni non solo come ogget­to di tute­la e assi­sten­za ma anche come sog­get­to di dirit­to, e quin­di tito­la­re di dirit­ti in pri­ma per­so­na: civi­li, poli­ti­ci, eco­no­mi­ci, socia­li e culturali.